Fin da bambino Enzo D'Agata ha seguito le Muse Siciliane, che allora si chiamavano coi nomi dei più noti poeti estemporanei, che ai piedi delle icone, a conclusione delle novene, si davano battaglia al suono di fluenti ottave. Non fu quella un'esperienza superflua; insegnò al giovane poeta a fare i versi come vanno fatti, mestiere che Enzo imparò alla perfezione, come pochi. Non aveva dietro le spalle altra esperienza, anche perchè, non gli era stato dato in sorte di scaldare a lungo i banchi di scuola; quegli anni, che altri rinnegherebbero con burbanza, li ricordava invece perchè erano alla base della sua poesia. Poi conobbe gli altri poeti, i santoni di allora, ma di nessuno serbò ricordo, tranne di Santo Battiato; infine lesse i grandi, ma non vi si soffermò a lungo, non trasse niente, o quasi, e continuò la sua esperienza attraverso la propria opera che intanto cominciava a ottenere riconoscimenti. A 25 anni Enzo D'Agata aveva già tanta produzione da poter approntare due libri, ma non fece nulla, continuò a scrivere, per anni e anni, finchè non si accorse che quel suo modo di scrivere non trovava estimatori. Le ottave e i sonetti avevano concluso, dopo secoli, il loro ciclo, e la poesia non soffriva più schemi e moduli del passato. Che fare? D'Agata distrusse tutto, o quasi; diede una sterzata netta e iniziò un nuovo ciclo. La sterzata non fu improvvisa, qualcosa era venuto maturando dentro il poeta, certi vecchi convincimenti erano venuti meno, le forme si erano venute estenuando anche nella sua poesia; forse qualcosa di nuovo c'era nelle ultime poesie distrutte, anche se espresso in forme chiuse. La sterzata era stata meditata, era scaturita lentamente e costituiva lo sbocco necessario all'evoluzione interna del poeta, al suo farsi sempre da sè, rifiutando i binari di coloro che lo avevano preceduto, rinunciando ai facili petrarchismi degli imitatori. Da questo travaglio è venuto fuori il D'Agata degli ultimi dieci-quindici anni, il D'Agata nuovo che aveva ritrovato una sua nuova dimensione; quel che possa valere non spetta a noi dirlo, facciamo solo informazione senza ipotizzare valori. Non possiamo fare a meno di scrivere, che D'Agata è stato il poeta siciliano più premiato degli ultimi anni. Le sue opere: Di l'Arca a la Mecca, Làcimi a focu lentu e Zàttira contraventu. POESIE dell'Autore
Vincenzo De Simone nacque a Villarosa (EN) il 19 novembre 1879. A soli dieci anni si trasferì a Catania
con i genitori ed i suoi numerosi fratelli dove completò gli studi, laureandosi in medicina ' per rispetto alle tradizioni di famiglia '. Nel periodo dei suoi
studi era solito trascorrere le vacanze a Villarosa e, quando si trasferì a Milano, dove esercitò la professione di medico, conservò sempre nel cuore un battito
per la sua Villarosa, che cantava come fosse presente, ricordando le bellezze della sua terra e descrivendo i costumi del suo paese e della Sicilia in versi e in prosa.
Come scrisse Raffaele Grillo nel decennale della sua morte: ' Nella sua casa milanese di piazzale Argentina, si davano convegno i migliori ingegni siciliani residenti nella
metropoli lombarda e la sua casa era sacra al culto della sicilianità '.
Molte sono le sue opere in italiano e in siciliano, conosciute in tutto il mondo. In Francia il poeta Armand Goduy tradusse nella sua lingua
poesie del De Simone; il quale a sua volta tradusse in italiano opere dello stesso Goduy e di altri poeti stranieri, come Heine e Mistral. Il De Simone pubblicò anche opere di ispirazione
mistico-religiosa; nell'anno francescano
volse in sonetti siciliani < I Fioretti di San Francesco >. Altre opere in dialetto da ricordare sono: < Bellarosa, terra amurusa, A la riddena, La Funtana, Canzuni a lamentu > tutte opere la cui
caratteristica peculiare è un sospirare nostalgico alla sua madre terra Bellarosa di cui sentiva il fascino e l'attrattiva, accompagnata dall'odore di zolfo, che caratterizzava
questo paese attorniato da miniere. Tra i rumori della metropoli percepiva dolce il richiamo del suo campanile, del suo cielo, dei suoi concittadini di cui espose usi e costumi nel suo
libro di narrativa << Bellarosa: uomo serio! >>. Morì a Milano il 12 aprile 1942. Qualche anno dopo i poeti dialettali offrirono al Comune di Villarosa un busto in bronzo, che fu collocato sopra una stele
di pietra lavica nella Piazza Vittorio Veneto; attorno al monumento fu creata una villetta in omaggio al valore poetico dell'illustre concittadino.
Al poeta Vincenzo De Simone è intitolata la Scuola Media di Villarosa.
Nasce nel 1931, come poeta, rotti i ponti con la tradizione, si è mosso nell'ambito della tensione sociale, interpretando i valori dell'uomo
nella dimensione della sua dignità; e se il successo si misura e si commisura col numero dei concorsi vinti, bisogna pur convenire con coloro che pongono il Gagliano nella schiera dei poeti.
POESIE dell'Autore
Giovanni Isaja nasce a Catania il 1° maggio 1906, autodidatta, cultore della poesia Siciliana.
Ha vinto 36 Concorsi di poesia siciliana, tra i quali: " Premio Sicilia " - Messina 1953; Premio " Luigi Capuana " - Mineo 1966; Coppa " Angelo Musco " - Catania 1968;
Premio " A. Rutella " - Enna 1968-73-74; Premio " Monterosso Almo " - 1969-70-71; Premio " Enna " - 1969-70-71; Premio " Taormina Alcàntara " - 1969 e inoltre ha ottenuto tanti piazzamenti d'onore anche
in Concorsi nazionali. Ha collaborato al dizionario Piccitto.
POESIE dell'Autore
...Se gli occhi tuoi, mai più, vedranno il sole, non disperar...
Liborio Fratantoni è nato a Foligno (PG) il 30 ottobre del 1941. Divenne cieco all'età di nove anni, a causa di una malattia che i medici non avevano riconosciuto, sbagliandone la
diagnosi; venne individuata, ma era ormai troppo tardi per potergli salvare la vista.Iniziò a scrivere poesie dall'età di diciassete anni; man mano che i suoi anni sfilavano uno dietro
l'altro, raccontava in esse tutti i suoi pensieri e le sue amarezze. Tuttavia, fino a pochi mesi fa, continuò a comporre poesie che non sono state mai pubblicate.
La poesia di Liborio
Fratantoni è del tipo tradizionale, mantenendo costantemente la metrica e soprattutto rispettando la rima; preferibilmente il decasillabo; sono inclusi anche qualche polimetro e qualche
poesia in siciliano. Continua
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