TRINACRIA POETICA
POETI SICILIANI
ALLA RIBALTAGaetano B. G. Mustica Gaetano Mustica, nasce a Catania il 24 luglio 1940 e muore nella città etnea il 23 marzo 2018. Villeggiante (nel suo borghino medievale "La Baciaia" - riserva naturale del Furlo -) da metà giugno a metà settembre a Cagli (PU). Dal 1963 fino al 1999 ha esercitato l'attività di avvocato, non trascurando di narrare e pubblicare sulle terze pagine di giornali, quotidiani e riviste letterarie. Ha concluso il Secondo Millennio come scrittore a tempo pieno, esordendo nel 2000 col volume Una diviso due e altri racconti, illustrato dal fratello pittore, Nino, ed edito dalla Hefti di Milano.
Nel 2005 esce il suo lavoro "EPOS SICILIANO" -Miti e Pupi Rinverditi-. Con una pertinacia pubblicistica degna di una di quelle figure che propongono svolte alla storia dell'esprimersi e dello scrivere, Gaetano Mustica scende in campo per affrontare la curiosità del suo pubblico. Con un titolo aulico-classicistico il Mustica ha voluto tendere una trappola ai suoi lettori italo-siculo-vernacolari, mistificando il suo irrefrenabile gusto innovativo teso a rivivificare il verbo degli svariati nostri vernacoli conficcandolo nella lingua italica. Gaetano Mustica legge, pensa, inventa e scrive in italiano ma le sue patriottiche pulsioni di umanista-umorista siciliano di espressione "etnoica" corrono freneticamente nella memoria a ripescare e salvare il quasi dimenticato e colorito vernacolo dei padri. Ad ogni buon conto e in conclusione, se Gaetano Mustica non avesse ottimisticamente assunto tale poetica nella sua prosa, non ci divertiremmo scorrendo le sue fiabe di letteraria ed epica stirpe. L'humus culturale si impoverisce, le radici si seccano e la nostra identità di siciliani si avvia a diventare figlia di...nessuno, tanto più che neanche la nostra bella Lingua s'è conservata integra, essendosi via via tarlata, smangiata e soprattutto malamente rappezzata con italianismi che la snaturano.
Stralcio della presentazione del Libro a cura di Christian E. Maccarone A fare libri non c'é fine scrisse tremila anni fa il re Salomone; tutto è vanità, non c'é nulla di nuovo sotto il sole. Non possiamo contraddire il saggio re, non ci è permesso, sia per la grande saggezza, mille fra concubine e mogli, ricchezze immense ecc. Ma è veramente vano "fare" libri, dedicarsi alla nobile arte del sucagniostru? Mi chiedo e vi chiedo: cos’è un libro? Dovrebbe essere la memoria di chi lo scrive e, se ci riportasse a ritroso nel tempo, se ci facesse conoscere le nostre radici, potrebbe essere la memoria storica della nostra vita. Quindi il libro diventa un monumento, un faro di riferimento. Abbiamo bisogno di conoscere le nostre radici? È necessario, senza radici non c'è futuro. Una cultura (quella italiana) che permette di leggere Nike in Naik, Plus in Plas, Media in Midia, Diana in Daiana, non ha che un triste futuro "senza madre".
Perché si scrive un libro? Questa è una domanda da fare a Gaetano Mustica, che ha scritto “Epos Siciliano”. La Sicilia è mitica perché è Terra dei Miti. È la terra di Polifemo, di Aci e Galatea, di Adranon, di Démetra e di altre centinaia di personaggi leggendari; e quelli mitologici, scesi dall'olimpo ed entrati a far parte della cultura di questa Terra. Tracce sono rimaste nei ricordi: i nostri avi adoravano il Sole e ripetevano all’infinito i cerimoniali sacri a Baal che ancora oggi incosciamente ripetiamo. Per noi siciliani i miti sono sacri, non si toccano, come non si tocca l'Etna “’A Muntagna", nel bene e nel male. Il libro di Gaetano Mustica, Epos Siciliano, ci riporta in questo mondo fantastico e fantasioso dei Miti di casa nostra. Cosa peraltro fatta già da Giovanni Meli, Giuseppe Pitrè, Salvatore Salomone Marino, ma il Mustica va oltre, fa di più senza nulla togliere ai mostri sacri citati. Oltre alle solite informazioni o gesta, aggiunge di suo, senza stravolgere, altre gesta altre situazioni incredibili. Sposando miti e pupi, anche questi intoccabili (Orlando e Rinaldo che per la bella Angelica diventanu du nnimici feri) per dirla con le parole del Martoglio. Gaetano Mustica sarebbe da considerare un profanatore di miti? Io direi di no, semmai, conoscendo i personaggi mitologici chiusi e protetti e le loro nefandezze, come in una minestra non ha tolto gli ingredienti fondamentali, ma ha aggiunto delle nuove spezie degli aromi dal gusto nuovo e in certe occasioni anche un po' piccanti.
Sfogliando le pagine del libro, troviamo Evarco, condottiero siceliota, che sbarca dalle nostre parti, incontrando un'indigena, tenta d’attraccari…, con quali risultati? la reazione è quella che tutt’oggi può capitare in ambienti popolari.
Poi...assistiamo ad uno strano processo... al vil soldato Fanfaron davanti ad una Corte Fluviale...con tanto di sentenza!
L’autore rivisita altri miti: Uzeta, Ferraù, Eliotoru (Eliodoru), Colapesce che con spirito di abnegazione sacrifica la propria vita per la vita di tutte le genti di Sicilia. Mentre per le varie leggende, Cola Pesce (o Pisci Cola per dirla alla palemmitana secondo la parlata catanese), è alla ricerca di un anello, per Mustica si inabissa perché un terribile terremoto colpisce la Sicilia con epicentro la zona del taorminese. ecc. ecc.Tributo di affetto e Ricordo di Pippo Algozino Venerdì 23 marzo 2018, a Catania, all’età di 77 anni, se ne è andato in sordina come era vissuto negli ultimi anni, a causa di patologie difficili da gestire che gli hanno invalidato l’esistenza e annientato la gioia di vivere e l’esuberanza che lo aveva caratterizzato per tutta la vita. Gaetano Mustica, avvocato di professione e scrittore per vocazione, era un intellettuale che amava circondarsi delle migliori intelligenze catanesi facendo della sua bella casa con terrazzo-giardino di piazza Lanza un salotto letterario sempre disponibile ad accogliere scrittori ed artisti.
Gaetano era un brillante conversatore, ricco d’immaginazione e di esperienze cosmopolite, con cui era impossibile annoiarsi. Aveva viaggiato molto ed in paesi anche lontani, assimilandone le culture che facevano parte della sua vita quotidiana: dall’arte culinaria alla letteratura, la sua vera passione. Conosceva i grandi scrittori perché aveva sempre letto le loro opere ed era felice di aprire quegli orizzonti letterari anche agli amici a cui prestava con piacere i libri che teneva nella sua biblioteca. Nell’ultimo periodo mi aveva parlato dello scrittore Eshkol Nevo di cui aveva letto “Tre piani” e del premio nobel Kazuo Ischiguro che saranno le mie prossime letture. Gaetano ha esordito nella narrativa nel 2000 col libro “Una diviso Due” (Hefti editore, Milano), dove si rivela narratore “multanime”, in racconti stesi in musiche e fantasie espressive da “fescennini”. Tre anni dopo pubblica con l’editore Ernesto Paleani di Cagli, “Fiabesco, fole per tutte le età e per tutti i gusti illustrate da Katia Mensà”. Il libro è dedicato alle due nipotine Sophia e Marina ed è con fantasiose narrazioni che l’Autore intende raggiungere l’animo dei suoi piccoli lettori nonché del pubblico adulto. A breve distanza di tempo, con lo stesso editore, l’avvocato-scrittore pubblica “Il giardino delle rose perdute”, un libro ricco di poesia, in cui l’Autore rivede la sua infanzia e la sua giovinezza e ne rivive i momenti più belli e toccanti.
Nello stesso anno appare “Epos siciliano, miti e pupi rinverditi” per i tipi dell’editore Bonanno. “Miti e pupi sono ormai riposti ed obsoleti – si legge in quarta di copertina – nella muffita soffitta della nostra memoria; soffitta delle carabattole tralasciate e dimenticate, tettomorto nemmanco di ridotti lacerti, ma proprio di povere lacinie, vere sfilazze in disfacimento col tempo, non, dunque teca dei ricordi spolverata di tanto in tanto per evitare che vada... in polvere. E così l’humus culturale si impoverisce, le radici seccano e l’Identità di Siciliani si avvia a diventare figlia di... Nessuno”.
Nel biennio seguente vedono la luce “Favolario”, “una salutare pausa, una medicamentosa alchimia mentale – scrive la giornalista Milly Bracciante nella prefazione – nel caos da delirio che viviamo nella quotidianità. È favoloso parlare di favole in un tempo in cui non è dato più di sognare...”; e “Le storie della storia, da Adamo ed Eva a Claretta e Benito”: “ se la storia, talvolta, racconta fatti veri, ma che per la loro stranezza o eccezionalità potrebbero sembrare inventati... allora la narrazione diventa fantastica e i fatti diventano miti, leggende e il narratore da ‘storico’ si cangia i panni col ‘favolista’, e la Storia s’alza da terra e vagola per l’aere, leggera come una favola...”.
Questa è la cifra della scrittura, la particolarità stilistica che caratterizza le opere di Gaetano Mustica; lo stesso vale per “Eroticaria”, racconti erotici “un’opera intrigante, sin dal titolo in cui l’Autore s’appalesa – scrive Elvira Torrisi – anche come abile “croupier” nel gioco sensuale...”. Anche qui c’è il trionfo della fantasia e dell’invenzione che annullano la ragione per dare libero sfogo all’Arte e alla gioia di vivere.
L’ultima pubblicazione si intitola “Il diwanetto” di cui riportiamo il giudizio critico del prof. Michele Vallaro, ordinario di Lingua e letteratura araba presso l’Universià Kore di Enna: “A una prima occhiata questo “Diwanetto” potrebbe richiamare alla mente – scrive Vallaro – certe fascinose finzioni letterarie quali l’Ossian del Macpherson, il Mirza Schaffy del Bodenstedt, il Hasân-el-Tarâs di quel raffinato gran signore che fu Alberto Denti di Pirajno. Ma qui la cosa è diversa: Gaetano Mustica è contemporaneamente Ossian e Macpherson, Mirza Schaffy e Bodenstedt, el-Tarâs e Denti di Pirajno. Il suo pirotecnico affabulare, mirabolante anche dal punto di vista linguistico, crea mondi policromi e poliedrici che fanno pensare a Decameroni rappresentati con miniature persiane o Mille e una notte raccontate da Antonello da Messina...”.
Pippo Algozino
Fonti:Christian E. Maccarone;archivio del CSSSS
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