Significa, nella sua accezione più comune, rinfacciare, e in siciliano, più o meno: arripunciari, mangiari la facci, jittari 'n-facci, jittari rifeli, picciari. Il Gioieni (Saggio di etimologia siciliana) dice che la frase è "pretta italiana", e cita buttare in occhio come modello. Per lui la prosillaba an di annocchiu è la preposizione in. E conclude: Non c'è altra soluzione che torni. Il Castagnola (Dizionario fraseologico siciliano italiano, rist. anastatica, 1979) spiega così: Rimproverare, ricordare altrui benefici, tacciando di ingratitudine, o per propria lode, e conclude: Buttar negli occhi, rinfacciare. Ma annocchiu è anche sostantivo, e significa malocchiu, jittatura per cui si può aggiungere che la frase può avere un' altra origine: gettare il malocchio. Infatti l'espressione è tuttora viva anche in quest'altro senso: mi jittau annocchiu lu vistitu novu, li scarpi novi ecc., in cui annocchiu significa appunto malocchiu, jittatura.
Salvatore Camilleri
IL MALOCCHIO
Una delle più antiche credenze che sembra essere sopravvissuta in parecchie culture fino ad oggi è il "malocchio": un concetto che racchiude sostanzialmente la verificata e riferita condizione per cui alcuni individui, sono in grado di trasmettere con lo sguardo o con particolari condizioni mentali disturbi ad altri individui considerati in tal caso recettivi. È sicuramente una credenza popolare che fa arrossire i
dogmatici delle scienze esatte e ciò perché molto spesso tali motivazioni vengono un po' strumentalizzate ed esagerate da condizioni di vera e propria suggestione che esaspera il concetto di possibile trasmissione del male attraverso lo sguardo. Tale fenomeno entra di diritto a far parte di quell'universo di trasmissioni di radiofrequenze elettromagnetiche "ultrafini".
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