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"Nessun'altra voce come quella di Rosa Balistreri, riusciva ad esprimere in senso più compiuto i toni drammatici di una Sicilia che sembra uscire gonfia di dolore e di speranze dalle modulazioni di un sentimento antico." Povera e orgogliosa, varcò anche lei i confini in cerca di fortuna. Non scelse una città industriale dove il prezzo più costante che si paga al pane è l'atrofia del cuore. Da Licata sbarcò a Firenze, dove la sua esperienza di emigrante si sarebbe maturata nel tirocinio di nuovi sacrifici, costantemente rivolta a indovinare lo scopo preciso della sua esistenza. Ha iniziato la sua attività nell’ambito del Nuovo canzoniere italiano, prendendo parte nel 1966 allo spettacolo «Ci ragiono e canto» e da allora ha svolto un’intensa attività concertistica sia in circuiti tradizionali teatrali (Manzoni a Milano, Carignano a Torino, Metastasio a Prato) sia nei festival dell’Unità e simili. Da ricordare anche la sua partecipazione alla contestata edizione di «Canzonissima» 1974 nonché a «Ci ragiono e canto n. 2». Il tesoro di Rosa non era tanto la voce, originalissima dal timbro forte e penetrante, quanto la proiezione nella sua memoria di tutte le canzoni che aveva ascoltato in Sicilia, in assolate campagne o in riva al mare d'Africa che corrode col vento e la salsedine la costa di Agrigento. L' Isola cantava in Lei. Una voce affondata in radici di un canto senza tempo, vivo di immagini e di commozioni nella persistente attualità dei pochi temi che hanno sempre alimentato il dolore e l'amore della Sicilia. E qui maturarono sicuramente i temi e le scelte che hanno fatto grande il suo repertorio tramutando la vicenda d'arte in lezioni di civiltà e di vita che portò su quasi tutte le piazze d'Italia fino all'estremo della sua esistenza. La sua matrice è quella dell'impegno sociale (aveva una carica umana non comune), dell'amore che consuma, del dolore. Alle
spalle della Balistreri c'era la migliore tradizione della canzone popolare siciliana, che non è certamente quella altrove impiegata per i più facili consumi di un
malinteso senso del folklore. I testi da Lei interpretati con intensa drammaticità e passione,
provengono in parte dalle raccolte di Alberto Favara e in parte ripescati nell'entroterra siciliano dove le vecchie "canzuni" riescono ancora a ravvivare la fantasia di un popolo che vive attanagliato nelle antiche paure e sollecitato dall'antica rabbia. Sono canzoni che parlano di desideri mai avverati, pertanto hanno spesso il carattere dell'invocazione e della preghiera perché la "grazia dell'affrancazione delle tirannie si avveri". Da ciò deriva il carattere religioso di molte canzoni, una religiosità schietta e non ossessiva.
Di Rosa Balistreri è stato detto che può essere considerata l' Amalia Rodriguez della Sicilia: un paragone che esalta, nella misura in cui riesce a partecipare nel difficile contesto di tutta la musica popolare, il cuore di un'isola che non ha mai finito di soffrire e di amare. Lei rappresentava la Sicilia, la musica folk siciliana, nenie, cantilene, filastrocche, tutti i canti popolari della sua Licata venivano proiettati in tutta Italia e presumibilmente in tutto il mondo. A questa donna, immagine simbolica del folk siciliano amica di artisti ed intellettuali quali Renato Guttuso, Leonardo Sciascia,
Ignazio Buttitta che a lei aveva dedicato alcune tra le liriche più belle, il Comune di Licata ha intitolato una strada, una
manifestazione che ogni anno, a settembre, (per la precisione è morta il 20 settembre 1990 a Palermo) si tiene puntualmente, ed un Centro Culturale, che permetteranno
di ricordarla ai più giovani che non hanno avuto modo di conoscerla e di ascoltare i suoi canti.
Fonte del materiale: Archivio del CSSSS (20 ottobre 1984) Io ho incontrato Rosa Balistreri a Firenze, circa 22 anni fa, in casa di un pittore mio amico. Quella sera Rosa cantò il lamento della morte di Turiddu Carnivali che è un mio poemetto. Io quella sera non la dimenticherò mai. La voce di Rosa, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva che venissero
dalla terra arsa della Sicilia. Ho avuto l'impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e sentita per tutta la vita: bambina, scalza, povera, donna, madre, perché Rosa Balistreri è un personaggio favoloso, direi un dramma, un romanzo, un film senza volto.
Col contributo del Comune di San Giovanni La Punta (Ct), nel 2007 il CSSSS organizza e presenta nell'anfiteatro dello stesso Comune etneo, lo spettacolo "Omaggio a Rosa Balistreri" per ricordare questa grande artista. Numerosi sono stati gli ospiti in rappresentanza della musica e della Cultura siciliana. Per l’occasione è stato realizzato un CD con alcune sue canzoni di successo. Nel CD "Omaggio a Rosa Balistreri" trova spazio un contributo musicale di Francesco Ferro. Le canzoni scelte dal cantautore catanese, sono le elaborazioni musicali di alcune poesie selezionate dal libro "Sicilianitudine" del poeta e scrittore ennese Fernando Luigi Fazzi. Il presidente del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani, Christian E. Maccarone ha voluto ricordare la cantante licatese con la poesia "'Na lacrima" del poeta Alissandru Caldiero. Tutte le canzoni di Rosa costituiscono nel loro insieme un patrimonio artistico e culturale inestimabile la cui diffusione, soprattutto per le nuove generazioni e proprio in questo periodo, riteniamo risulti di fondamentale importanza. Discografia (LP): Amore tu lo sai la vita è amara, Terra che non senti, Noi siamo all'inferno carcerati, Vinni a cantari all'ariu scuvertu, tutti pubblicati negli anni '70. I capolavori di Rosa Balistreri in CD TERRA CHE NON SENTI (1973)
NOI SIAMO NELL'INFERNO CARCERATI (1974) CD
VINNI A CANTARI ALL'ARIU SCUVERTU (1978) CD
GLI ANNI DEL FOLK STUDIO (1974) CD
RARI E INEDITI (1997) CD
LA VOCE DELLA SICILIA (1969)(1996) CD
UN MATRIMONIO INFELICE CD
OMAGGIO A ROSA BALISTRERI (2007)
GIUSEPPE CANTAVENERE
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