LE VOSTRE LETTERE
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Bxl L'APPRODO DEL SARACENO Questa pagina non è soltanto il foglio di un giornale che costruiamo con tanta passione, ma è diventato luogo dello spirito e della memoria: un sipario che si alza sulla rappresentazione di una quotidianità che ha troppo spesso il freddo contorno del reale e tutto misura in termini di utilità, guadagno e convenienza, niente lasciando alla fantasia nè allo spirito. Diventa percio' sempre piu' difficile fare astrazione dal reale e concentrarsi su cio' che si vuole trasmettere e comunicare, senza restare invischiati appunto nella quotidianità che è noia e banalità - nel migliore dei casi - troppo spesso volgarità e insoddisfazione. Cerchiamo quindi di aprire il sipario della sensitività: fatalmente percio' rivolgiamo il pensiero alla nostra terra lontana, luogo consueto della memoria e del sogno. Isola immaginata, qui dal Nord brumoso, nello scintillio delle vetrine, nei sorrisi della gente e nei colori della festività che, se è motivo di incontro per tutti , per noi - in piu' - ha il sapore del rito. Quello del ritorno. Prepariamo quindi le nostre sacche per il viaggio, capienti, per poterle poi riempire delle nostre voglie insoddisfatte di mare e di affetti. In cambio portiamo l'impegno preso per la nostra Isola, per la tutela del suo buon nome, a dispetto delle tante denigrazioni che ci rimanda quotidianamente la cronaca. In questo viaggio della mente e della memoria ci accompagnano, fedeli e fidati, quanti credono in quello che facciamo, collaboratori occasionali o di sempre, ma soprattutto i risultati che siamo riusciti ad ottenere. In principio era il Verbo. L'Isola, poche pagine di informazione culturale. La sua stessa distribuzione rappresenta la nostra scommessa vincente sulle numerose difficoltà che incontriamo. Certo non possiamo concederci la carta patinata che altri invece possono offrirsi ma, grazie a qualche pubblicità - gratutita o quasi - riusciamo ad offrire un giornale che costituisce un prodotto effettivamente culturale nella fantasmagoria dei fogli editi all'estero. Ringraziamo poi gli amici di Librizzi per averci dimostrato, occupando il sito scelto dal loro poco attento sindaco per costruire una discarica di rifiuti soldidi urbani a Colla Maffone, la forza della volontà e della giusta causa. Dopo un vero e proprio braccio di ferro con Sindaco, Prefetto e Carabinieri, gli amici di Librizzi sono riusciti a salvaguardare la salubrità della loro ridente contrada. E la Fondazione L'Altra Sicilia era in prima fila e, della vittoria dei cittadini di librizzi, ne ha fatto la sua soddisfazione. Selinunte, sconvolta già dall'abusivismo imperante, doveva sopportare anche l'offesa della scelta infausta tra la costruzione di una distilleria e quella di un villaggio turistico, il tutto giustificato dalla necessità di creare occupazione. La Fondazione ha immaginato quei luoghi della storia, patrimonio della civiltà, che avrebbero dovuto da soli, con la loro semplice esistenza, creare le occasioni ideali per impiegare I giovani. Posti di fronte alla scelta tra due mali maggiori, abbiamo detto di no, immaginando connivenze politiche malavitose, puntualmente confermate poi dalla cronaca giudiziaria. L'aeroporto di Trapani-Birgi, concesso ad una compagnia settentrionale per penalizzare l'impegno dell'imprenditore locale ( Air Sicilia) viene sempre poco utilizzato mentre la Sicilia è alla disperata ricerca di porti e aeroporti da destinare al trasporto di merci e di passeggeri, quindi visitatori e turisti. La Fondazione L'altra Sicilia anche qui è intervenuta raccomandando di sfruttare le strutture esistenti, piu' che i megagalattici progetti che rimangono sempre sulla carta. La Fondazione ha chiesto poi di aggiornare e rendere efficiente la consulta per l'emigrazione, sconsolato Carneade che, chissà se esiste davvero... Contro la proposta di sanatoria per tutte le costruzioni abusive, abbiamo rivolto un pressante appello ai politicanti perchè rinsaviscano e impediscano quella manovra, che scatenerà soltanto nuovi abusivismi edilizi e scempi ambinetali. Abbiamo poi presentato un ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo per salvaguardare l'esistenza stessa di un borgo suggestivo che tutti ci invidiano e che affaristi, travestiti da ecologisti, vogliono distruggere: Ginostra. Ci siamo schierati con i suoi abitanti contro l'ignavia di un governo che non riesce neanche ad assicurare a pochi cittadini, abitanti di un borgo che anticipa letteralmente il Paradiso, la stessa sopravvivenza. Così la Sicilia, messa alla gogna, è stata sempre difesa dalla FONDAZIONE "L'ALTRA SICILIA" che si è impegnata per smontare gli scontati teoremi Sicilia-Mafia che i nemici dell'Isola inventano. E i riconoscimenti ottenuti, specie il Premio Torre Archirafi, non possono non inorgoglirci. Che dire poi del Pilone di Punta Faro, un pilastro abbandonato che, grazie alla nostra iniziativa « 1000 lire per una lampadina » è come risorto a nuova vita, ricatturando, a dispetto di pseudo-ambientalisti del cielo buio, la sua simbologia nella strada dei ritorni consueti: quel Pilone, illuminato grazie alla Fondazione, importante perché indica la strada di casa, in seno al vecchio genitore, agli antichi affetti, alle smarrite cose, è posto nel luogo di transito obbligato per chi torna in Sicilia, a raccolta, da tutti i continenti dove un crudo destino ha posto « amaro pane a rompere ». Ma non vogliamo fare la semplice elencazione delle cose fatte, altrimenti queste pagine resterebbero soltanto segni e scarabocchi, e non sarebbero i nostri auspicati « specchi scritti ». Chi ci segue sa delle nostre campagne e del nostro impegno, conosce la nostra onestà intellettuale e lo spirito che ci anima: da parte nostra un semplice GRAZIE, per la simpatia e l'interesse che ci manifestano. A questo punto una parentesi « privata » con un semplice e doveroso ringraziamento all'entusiasmo e alla vena instancabile di Francesco Paolo Catania, alla perizia di Vincenzo Faraone, il mago dei programmi comunitari, a Paolo Cacciola, sempre solerte nell' attualizzare un sito in continuo « divenire », ad Ivan Bertuccio, ormai diventato il paladino di Ginostra, lo stesso che con cura certosina ha spulciato regolamenti ed ha individuato disfunzioni richiamando lo stesso sindaco di Lipari al rispetto degli abitanti di Ginostra. Ivan, infine, l'amico di una vita che abbiamo ricatturato agli ideali della Sicilia e all'orgoglio di essere siciliano. Ringraziamenti anche, ad Adriano Longo, l'operatore turistico dalla flemma anglosassone (vive a Londra), a Mario Corrente e Tino Ceraolo, i nostri « ganci » di Librizzi, ad Angelo Roberto per le sue dolci sicilianità brussellesi, a Umberto Mazza per il suo innato senso degli affari e per aver contribuito per primo alla realizzazione del giornale, a Franco Zanghì, per la disponibilità « televisiva» dimostrata, e un GRAZIE infine a tutti quelli che non riesco a ricordare e me ne scuso. Così, dopo un consuntivo molto approssimato e poco ordinato delle nostre attività dell'anno che sta per fuggire nei fogli dei secoli, per concludere, un nostro « specchio scritto » a cui siamo affezionati. Parla di una terra che il tempo e la distanza ci allontanano dagli occhi e dalla mente, ma non dal cuore e dal sentimento: « Sicilia silenziosa, sempre ti ritrovo anche se poco mi raccontano le cime dei platani e gli odori della spiaggia, abbandonata ormai anche dagli antichi amici. Stanca isola della mente. mondi scomparsi mi fingo per sopravvivere al tempo che incalza ormai gli anni della vita mia ». Eugenio PRETA |
Sassari Nazione Siciliana ?!?
Vi ringrazio vivamente di avermi inviato con rara sollecitudine il volume "L'essenza della questione siciliana" da me richiesto.
Detto ciò vorrei che mi chiariste alcune mie perplessità sull'esistenza di una nazionalità siciliana. Dai pochi libri che ho letto sull'argomento ho appreso che una "nazione" si fonda sull'esistenza di una "lingua" che la
contraddistingue e soprattutto su una certa coscienza del suo popolo di appartenere ad un entità diversa.
Ora, mentre nessun linguista dubita dell'esistenza di una lingua sarda, in quanto si tratta di un sistema linguistico autonomo e nettamente distinto dai dialetti italiani, da quanto ne so, il siciliano è considerato pacificamente un
dialetto italiano, appartenente al gruppo dei dialetti meridionali ( e precisamente al sistema dialettale siculo-calabro-salentino).
Sempre per le mie conoscenze e senza la pretesa di possedere la verità sull'argomento, mi sembra che le tradizioni siciliane non si distanzino nettamente da quelle dell'italia meridionale ( ad esempio la musica popolare e le danze tradizionali sono
strettamente legate a quelle napoletane e dell'intero mezzogiorno italiano).Queste in sintesi le mie domande alle quali gradirei una vostra risposta:
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Bxl 11 - 15 dicembre 2000 - Prima Conferenza degli Italiani nel mondo. COME D'ABITUDINE LA REGIONE SICILIA ERA ASSENTE
Da tempo la Fondazione l'Altra Sicilia denuncia il disinteresse totale dei suoi politicanti regionali
verso le tematiche dei suoi figli migliori che vivono all'estero, ma il silenzio alle nostre reiterate richieste sembra corrispondere alla frase che ci ha
fatto conoscere in tutto il mondo :"cu e surdu, orbu e taci campa cent'anni in paci". Alla Prima Conferenza degli Italiani nel Mondo, alla
quale ho partecipato in quanto rappresentante del Comites (Comitato degli Italiani all'Estero) di Bruxelles, si è discusso molto del ruolo che le
Regioni dovrebbero svolgere nella politica per i connazionali che risiedono all'estero. Anche in questa occasione è emersa l'incapacità' dei politicanti
siciliani di capire che la loro presenza in questa conferenza sarebbe stata molto importante visto l'elevato numero di delegati di origine siciliana,
venuti da tutte le parti del mondo. Che occasione mancata per questi nani ! Avrebbero avuto l'occasione di incontrare e di parlare, ad
esempio, con il presidente della repubblica di Malta Guido De Marco di chiare origini siciliane, al quale la nostra Fondazione, dopo aver reso i più calorosi
saluti e aver rimesso una Trinacria d'oro a nome della Fondazione e del suo presidente Eugenio Preta, ha porto I suoi piu' sentiti ringraziamenti per aver
portato cosi' in alto il nome della Sicilia. Quando si è indirizzato a noi chiamandoci "I miei siciliani", le lacrime di commozione hanno fatto la loro comparsa
da ambo le parti. Questo è stato il momento più bello di una conferenza male organizzata e che si è conclusa nel vuoto di parole rimaste tali.
Se poi la presenza di un noto mestierante della nostra emigrazione, che mi confermava, tramite il suo segretario, di essere venuti a spese loro, tranne poi
ritrovarli dopo a fare la fila per il rimborso dei biglietti, allora: che tristezza!!!!!!!
Francesco Paolo Catania
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Pagina dedicata al poeta Giuseppe Nicolosi Scandurra
Spett.le CSSSS, non ho parole per ringraziarvi per la pagina dedicata a mio nonno. Da molto tempo cercavo sulla rete informazioni su GIUSEPPE NICOLOSI SCANDURRA. Finalmente le ho trovate. Ne parlate in modo eccellente. Io sono uno dei tanti nipoti del poeta e sono in possesso di qualche libro, e di questi libri emerge un ricordo, un bel ricordo della semplice poesia che mi riporta alla mia infanzia vissuta coi miei nonni, la poesia è JAITINA E PUDDU. Ho un nastro registrato con la voce dello Scandurra che recita diverse poesie.Mi piacerebbe ogni tanto ricevere delle notizie sulle vostre attività e di quello che il Comune di Catania sta facendo in merito al monumento dedicato allo Scandurra al Giardino ('a Villa) Bellini, alla via con il suo nome ecc. Cinque anni fa l'amministrazione comunale ha fatto sapere che stavano incominciando i lavori, ma non ho saputo più niente. Saluto con immensa ammirazione l'autore di queste pagine con asservanza.
Francesco Raciti
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Canada Replica a Eugenio Preta e a Paolo Catania
Ciao,
Francesca Schembri
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Bruxelles Salone delle Vacanze: La "COLONIA SICILIA" assente
Come d'abitudine L'Altra Sicilia ha dovuto constatare, con grande rammarico, l'assenza della
"Colonia Sicilia" al Salone delle Vacanze che si tiene in questi giorni a Bruxelles. Ringraziamo tutti coloro
che ci hanno telefonato per segnalarci l'assenza della Regione a questa manifestazione, ma in quanto
associazione all'estero non possiamo fare nulla e resta soltanto la rabbia che una terra così bella e
ricca di storia non possa essere valorizzata per quello che é e che rappresenta.
Francesco Paolo Catania
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Bruxelles LE BRICIOLE PER LA SICILIA
Una terra con grandi risorse che guida la locomotiva Italia. Una tendenza che cambia. Ma sulle linee guida e le scelte imprenditoriali è ancora nebbia fitta È la Sicilia a guidare la locomotiva Italia. L'export dell'Isola nell'ultimo anno si é quasi raddoppiato. Nella stessa direzione viaggiano anche la Sardegna e, in misura ridotta, la Calabria. È il segno di una tendenza che cambia. Ma a guardare le cifre i quindicimila miliardi della Sicilia sono briciole rispetto ai settantamila collezionati solo dalla Regione Veneto. Il divario resta enorme. Ma finalmente si é capito che la doppia velocità del Nord é destinata a frenare: il Sud nei prossimi cinque anni può galoppare. Oggi è il momento di bloccare i facili entusiasmi. Se l'export comincia a tirare, ci sono ancora 40 anni di scelte sbagliate da correggere. E le notizie provenienti da Palermo non sono per nulla allegre. I consistenti fondi destinati da Agenda Duemila aspettano una programmazione adeguata. Ma lo spettacolo che si offre non è edificante. L'assessore Drago ha chiamato un tecnico ministeriale, Gabriella Paolocci, per definire le procedure di spesa. Ma è sulle idee-guida e sulle scelte imprenditoriali che c'é ancora molta nebbia. Se è vero che la Sicilia ha bisogno di infrastrutture, porti, ferrovie, aeroporti, autostrade, non Ponti visto che la Sardegna eguaglia la performance della Sicilia senza pensare alle follie di manufatti stabili ad alto rischio, il vero pericolo é la mancanza della visione unitaria sullo sviluppo da dare. La lezione che viene dalle esportazioni la spinta autopropulsiva: non è vero che l'economia si risveglia per le incentivazioni pubbliche. È l'economia della piccola-media impresa, degli imprenditori che arrotolano la camicia e fondano la piccola ditta perché vogliono farcela, vogliono scommettere e sono stanchi di promesse vacue. Se l'Italia è uno dei paesi al mondo nel quale con maggiore frequenza si va alle urne, la Sicilia é la Regione dove la campagna elettorale non finisce mai. Si fa tutti i giorni. Mentre la retorica cinematografica dipinge una Sicilia arcaica dove la parola data è scritta nell'onore col sangue, la realtà documenta come la Sicilia sia il posto al mondo dove l'illusione è una industria che tira al pari della nostalgia dei tanti emigrati costretti a lasciare l'Isola. Ven-tisettemila dipendenti regionali sono una azienda difficilissima da gestire: la Fiat al confronto è una passeggiata. Ma tutte le promesse vanno ancora in direzione del posto pubblico: chi potrà mai "sistemare", o stabilizzare cinquanta-mila precari? Se per anni la Sicilia è stata oltraggiata da decisioni idiote, dagli insediamenti petrolchimici al conseguente spopolamento delle campagne, oggi non si riesce ancora a capire che la prima risorsa é il turismo, poi l'agricoltura e i servizi. La prima grande risorsa, la luce, il sole, la terra, la storia viene tutti i giorni schiaffeggiata: non basta un assessore intelligente come Fabio Granata a correggere i lacci di una articolazione elefantiaca dove per un appalto di poche centinaia di milioni per i mosaici di Piazza Armerina passano anni quando per distruggere intere città greche a colpi di ruspa basta una sola notte. Oggi la partita in palio é il futuro della Sicilia nei prossimi 50 anni. Si decide se essere centro propulsore di sviluppo che guarda verso il Mediterraneo, oppure la colonia che rappresentiamo per la gioia di Umberto Bossi, che dice di averlo sempre duro insieme ai suoi alleati "polisti -nordisti". Ad avere un minimo di orgoglio di patria, bisogna decidere chi sono i veri "Sudici". Lo sviluppo di una terra non dipende dai fili di un Ponte che - dovrebbe capire la Cisl - è solo uno specchietto per allodole interessate. Dipende dalla rigenerazione dal basso delle leve economiche. Dal falegname al vivaista. Ci sarà una ragione perché il Veneto, terra di emigranti come la Sicilia, oggi é diventato motore propulsivo di sviluppo. La ragione non é geografica. Né climatica. È soprattutto antropologica.
Fondazione L'Altra Sicilia
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