Centro Studi Storico-Sociali Siciliani
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LE VOSTRE LETTERE


* Elenco di alcune lettere giunte in redazione *

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Quanto liberamente espresso dagli Autori delle lettere pubblicate a titolo gratuito, non è indicativo circa la linea d'opinione editoriale del CSSSS.

COMPRA SICILIANO

    

REGIONE SICILIANA:FINANZIARIA SENZ'ANIMA.

Chi si aspettava troppo sarà rimasto deluso. Di sicuro la prima finanziaria di Totò Cuffaro è un provvedimento senza infamia e senza lode. Si è badato,come sempre, a tamponare le falle di cui anche lui stesso, in primis o per filiazione politica, è responsabile. Tuttavia, a fronte di qualche condivisibile aspetto, la sua finanziaria sembra essere il clone di tutte quelle che l'hanno preceduta. Né l'opposizione, a parte qualche sussulto strumentale, è riuscita a ruggire il suo dissenso e indirizzare interventi verso riforme strutturali. Tutto rinviato, quindi, alla prossima finanziaria del 2003 che avrà gli stessi problemi e le stesse linee guida per risolverli. Analizzando alcuni punti della attuale, alcune cose ci sembra che siano alquanto... bizzarre.
PENSIONI E PROMOZIONI - Il prepensionamento dei regionali, i più strapagati e tutelati del mondo, è rimandato al 2004. Anno in cui circa 4000 dipendenti lasceranno il lavoro in età ancora giovane e con assegni mensili da fare impallidire qualunque altro lavoratore. Questi super-privilegiati hanno avuto anche il coraggio, assieme ai sindacati, di contestare questa norma. Stop anche a circa 6000 promozioni per altri regionali con polemiche e critiche anche da quest'altro fronte. Purtroppo, sia nel primo sia nel secondo caso, Cuffaro non ha avuto il coraggio di mettere mano alla mannaia e cominciare a tagliare stipendi e pensionamenti che, da soli, costano ai Siciliani circa l'80% della spesa impegnata annualmente per il bilancio dell'Isola. Ovviamente, chi gode di privilegi altrimenti impensabili, è disposto a difenderli con i denti; ma se il senso civico di chi guadagna già troppo (a dispetto di quello che produce) fa acqua da più parti, dovrebbe intervenire il legislatore per ristabilire un pò di equilibrio. Provate ad indovinare quanto guadagna un insegnante, che ha tanto di laurea, ed un fattorino della Regione con la licenzia media.
INQUINAMENTO DA... METANO - Secondo Cuffaro, se c'è un nemico dell'ambiente questo si chiama metano. E siccome i nemici vanno puniti, ecce facto. Il reprobo sarà tassato con un obolo che ha preso il nome pretestuoso di "tributo ambientale" e dovranno onorarlo i proprietari dei gasdotti presenti nel sottosuolo siciliano. Il costo? 153 euro per metro cubo di conduttura che dovrebbero portare nelle casse di Cuffaro quasi 124 milioni di euro, e nelle bollette dei Siciliani qualche ritocco in su delle somme da versare. Il tributo, per tale ragione, ha provocato le proteste di Confindustria, mentre l'opposizione, giustamente, ha ritenuto "assurdo tassare l'unica forma di energia pulita prodotta nel territorio isolano". Forse a Cuffaro è sfuggito, a proposito di ambiente, il grave problema di Gela e quello, più recente, dei pozzi d'acqua di Augusta inquinati da infiltrazioni di idrocarburi. Per questi ultimi, seguendo le linee della finanziaria impostata dal governo isolano, si potrebbe ipotizzare anche la pena di morte.
IRAP & COOP - L'Imposta regionale sulle attività produttive verrà ridotta, ma a beneficiarne saranno solo le piccole e medie imprese nonché le cooperative. Le banche, le assicurazioni, le industrie petrolchimiche e le raffinerie si vedranno invece aumentare la tassa di un punto e 25. In pratica, se da una parte, giustamente, si aiutano i piccoli a crescere, dall'altra si colpiscono altri settori strategici che, tra le altre cose, non stanno proprio bene e piangono miseria ad ogni alito di vento. Dal che si potrà facilmente attendere l'ennesimo rincaro di servizi e tariffe che pazione è, comunque, sulle spalle dei Siciliani.
UNA "GARBATA" PRESA PER I FONDELLI - All'interno di una "manovra rigorosa" il governo non poteva mancare di dare il proprio contributo. Nella busta paga degli assessori, costituita da tante voci che equivalgono a tanti soldi, alla voce "indennità di governo", che è solo una parte di questa busta paga, mancherà un dieci per cento: ogni assessore rinuncerà a 310 euro ed il presidente a 413. Potremmo sembrare qualunquisti, ma tanta magnanimità ci commuove fino alle lacrime. Il cuore dei Siciliani, quando si parla di generosità, è grande e non vorremmo, quindi, che i nostri assessori dovessero patire la fame per quei soldi che hanno deciso di devolvere alle esauste casse dell'Ars. Teneteveli pure: anzi, raddoppiatevi tutto l'intero stipendio (a proposito: ma lo sapete, e lo sanno i Siciliani, quanto guadagnate?) perché il vostro lavoro, ci rendiamo conto, è gravoso e non bastano certo i lunghi mesi di vacanza che vi concedete per recuperare le energie. Teneteveli, dunque, e restate a casa più che potete: più ci state, meglio è. Per tutti.

Circolo L'altra Sicilia

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CASA SICILIA

"CASA SICILIA" O "CASSA SICILIA"? - Per promuovere all'estero la cultura, l'immagine ed i prodotti dell'Isola nasce "Casa Sicilia" che avrà come prima sede Parigi e la collaborazione della Camera di Commercio. Ovvero: quello che si annuncia come un ennesimo carrozzone costosissimo cui tutti i Siciliani saremo chiamati a contribuire. Come se non bastasse, un milione di euro verrà impegnato per l'ufficio di rappresentanza a Bruxelles con sedici dipendenti in più: uno per ogni assessorato. Analoga cosa aveva fatto, coi costi ed il... successo che sappiamo, l'allora presidente Rino Nicolosi a Roma. Cuffaro, democristiano come Nicolosi, evidentemente è poco incline a leggere la storia, maestra di vita, ed evitare il perpetuarsi di taluni errori. Sedici dipendenti, cui se ne aggiungeranno altrettanti a Roma, che saranno l'avanguardia belga dei partiti e che, ancora una volta, tutti i Siciliani saremo chiamati a pagare con stipendi, c'è da scommetterci, all'altezza della situazione.
FORZA ITALIA E... FORZA ETNA - Non è un... desiderio leghista, ma il risultato di un piccolo interesse privato che, ancora e sempre, ma il destino sembra ineludibile, pagheremo tutti. A denunciarlo è il Ds Capodicasa che si scaglia contro Salvo Fleres (FI) per via di quell'aumento concesso, forse con eccessiva generosità, ai giornalisti del Parco dell'Etna. Salvo Fleres, attualmente in carica alla Regione, di questo ente è dipendente sia pure in aspettativa. Come dire: appena rientrerà, troverà in busta paga ciò che si è autoconcesso. Fleres, dalla sua, si è limitato a rispondere che "Capodicasa sta vivendo un difficile momento personale e politico all'interno del suo gruppo; non voglio commentare le sue dichiarazioni". Come dire: fatti i c... tuoi e non rompere!! Da questa non risposta emerge tutto lo spessore umano e politico di uno dei massimi rappresentanti di Forza Italia e della coalizione di governo. Da un giornalista, e duole doverlo chiamare collega, certe cose dovrebbero essere censurate. Invece...

Francesco Paolo Catania

    

LILLU CIULLA

Signuri me, ppi puru casu scupriu dda vostra CSSSS - Centro Studi di Catania....
E di chistu mi nni cumpiacciu assai. Anchi ssi mi meravigghiu, picchì d'assa anni, iu fazzu parti di "Sicilia Mondo" e nuddu mi dissi cca cci siti vuavutri a Catania... Vabbe, nenti cci fa!
Allura, iu mi chiamu Lillu Ciulla ('n sicilianu - Giurgintanu: luzzu Ciulla) sugnu Prisidenti di st'associaziuni n'Girmania e avemu squadri di palluni e da assa anni un gruppu folkloristicu di picciriddi e granni! Cultura siciliana e u nostru pani d'ogni gghiornu e circami di spiegari a genti tedesca, cca a Sicilia, avi chiossà cosi beddi e nun sulu a "mafia".... ssi vuliti sapiri chiossà cosi di mia, spiatimi e iu v'arrispunnu!!!!
Vossabbenadica a tutti

Lillu Ciulla

    

GRAZIE

Vi fate veramente onore con questo sito è veramente interessantissimo continuate così siete di grande conforto a tutti i siciliani, che come me, sono costretti a vivere lontani dalla loro amata Isola. Un abbraccio affettuoso dalla polonia da Gianfranco Marco Morello originario di Licata [AG] la patria della grande Rosa Balistreri e di tanti altri illustri personaggi.
Vossabbenadica a tutti

Gianfranco Marco Morello

    

I collegi dei docenti non snobbano Fabio Granata ma la Sicilia

Le scuole disubbidiscono e certa stampa raglia di felicità. Questa la sintesi dei risultati seguiti ai primi collegi dei docenti che hanno disatteso il Decreto Granata. Questa, anche, la significativa vacuità di certa stampa che preferisce mettere davanti problemi di faziosità politica quando, invece, c'entra solo lo Statuto autonomistico regionale. Non importa cosa abbia spinto Granata a firmare quel Decreto, ma importa assai stabilire quanti, in Sicilia, conoscono lo Statuto ed intendono rispettarlo. Non c'entra la politica, ma la Sicilia. Non c'entra la data, ma il rispetto dello Statuto che tutti i siciliani siamo chiamati, prima di tutto, a conoscere. Granata può anche avere sbagliato tempi e modi, d'accordo, ma quanti rospi "romani" ingoiamo senza nemmeno ricorrere a un digestivo? Sbeffeggiare un Decreto siciliano non è solo uno sgarbo al nemico politico, ma è soprattutto l'indice di una ignoranza dura a morire; una ignoranza che alimenta la stampa "estera" all a Sicilia che si pasce di coppole e scialli neri. Se altrove, fuori dalla Sicilia, regna la dilagante ignoranza di chi non vuole conoscere e capire, non si capisce perché il concime di tale ignoranza debba essere fornito, con generosa regolarità, dai siciliani. Dimentichiamo per un attimo di essere tifosi di questo o quel partito: al primo posto, nel cuore e nel sangue, dobbiamo tenere vivo il nome della nostra Sicilia.

L'Altra Sicilia

    

Perché la Mafia alligna in Sicilia da più di 160 anni?

Mafia, termine complesso, e sempre più composito, le cui commistioni, le cui mescolanze, crescono alla velocità di un cancro che si estende, giorno dopo giorno, nel singolo come nel sociale, dal basso verso l’alto e dall’alto verso il mondo . Anch’essa si è “allineata” ai tempi: si è globalizzata. Dopo il periodo stragista e lo scioglimento del Pool Antimafia, successivo, per raggiunti limiti di età “promoveatur ut amoveatur”, del Giudice Antonino Caponnetto: chi gli succedette ritenne opportuno oscurare i meriti del Pool. Il passo successivo fu relegare nell’angolo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, artefici e fautori delmaxiprocessoa Cosa Nostra. La bomba atomica sulla testa della “piovra mafiosa”, il cui obiettivo era sferrare un colpo mortale ad essa. A questo cancro sociale, subdolo e presente a macchia d’olio in Sicilia, con mire nazionali ed internazionali. La reazione verticistica delle “menti raffinate”, come definite da Falcone, assise su comodi e lussuosi scanni del potere politico (alla mercé del potere economico), fu quella di iniziare da Caponnetto (promoveatur utamoveatur), per delegittimare il Pool ed emarginare, “isolare” Falcone e Borsellino, massimi esponenti operativi. Il fine era: chiudere in gabbia i due “guerrieri senza macchia e senza paura”, Cavalieri della Giustizia, dopo averli spogliati d’ogni arma.Furono sbranati da un’orda di bestie feroci. D’altronde “le menti raffinate” avevano già sperimentata la strategia, con l’isolamento del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; pur essendo questi l’eroe capace di debellare il terrorismo di destra, sinistra, centro, qua e là in Italia. Personalmente credo che “il tradimento per lucro, vendetta, sete di potere”, è insito nell’animo del vile, già nei suoi globuli rossi. Perché “vili”, “egoisti”, “approfittatori”, “venduti”, “deboli”, “servi nell’animo”, si nasce. Difetti di nascita, purtroppo, che si evidenziano alla prima occasione favorevole . Così come, si sceglie di essere “giusti”, “eroi”, “idealisti”, “forti”, “coriacei al dolore”. Ci sono “doti” unanimemente “elargiti” da chi “vigila sulle nostre teste ed assegna i destini”, che il singolo può, se vuole, accettare o rinnegare. Lo dico nel Narconte: “la strada del bene è lastricata di infinite difficoltà e dolori; la strada del male è facile, vi si scivola sopra come su una corda insaponata” , assaporandone gli effimeri vantaggi, occultandosi dietro “il potere” pervicacemente agognato, per esercitarlo su deboli e indifesi.. Tronfi, questi ominicchi, come il “pongo pygmaeus” (l’orango), col suo animalesco istinto, dopo l’annientamento dell’avversario. Atteggiamento espresso con il detto “lupus est homo homini” (Planto‘Asinaria’), ripreso da Erasmo da Rotterdam “Homo homini aut deus, aut lupus”, e Thomas Hobbes “Homo homini lupus”, chiudendo in bellezzaall’apogeo del pessimismo di Artur Schopenhauer : sintetizzato “mors tua vita mea”. Tali aforismi potrebbero felicemente essere inseriti nei riti di iniziazione “du punciutu”, atto di affiliazione mafiosa, magari con l’acronimo “HHL - homo omnilupus”. Può darsi che i “colletti bianchi” all’acme delle organizzazioni mafiose “le menti raffinate”, nel loro lungimirante acculturamento, lo recepiscano come una promozione socio-culturale: loro che sanno, loro che possono. Con la definizione “menti raffinate”, Giovanni Falcone, non credo volesse indicare solo gli “scalzacani” che lo circondavano da vicino, compresi i corvi… e gli sciacalli, divoratori di carcassa; ma soprattutto, su su per le scale, verso coloro che , adulcorandoparole melliflue , partecipano un falso cordoglio per l’assassinio da loro ordito . Non mi ricordo dove e quando, in un film di mafia (credo il Padrino), viene pronunciata questa frase: “Sappi che al funerale, a portare per primo i fiori è l’assassino”. Metafora tratta per deduzione dalla criminologia forense : ricercare l’esecutore di un omicidio fra gli sconosciuti ed i curiosi che si accalcano per guardare e possibilmente fotografare “la scena”. Si sa, i mandanti se ne stanno “in panciolle “ , davanti al televisore, a godersi il successo della realizzazione del delitto da loro ordito fin nei più piccoli particolari . Incuranti degli innocenti che pagano ingiustamente con la vita la loro efferatezza.
È stato coniato, a tale proposito, un termine, contorto, quanto contorta è l’anima di questi aristocratici assassini “ effetti collaterali ”, le morti di chi con il loro insaziabile odio e animalesca ferocia non hanno alcuna attinenza. Così, queste “menti raffinate” architettano e dispongono l’ arruolamento di : ignoranti, sprovveduti, deboli, esaltati, violenti… come “longa manus ”, esecutori di squallidi delitti. Li assoldano, sventolandogli davanti al muso il “vile denaro, macchiato di sangue”. Più si sale, per questa piramide, più questi esseri venduti al male si ammantano di potere discriminatorio, torbidi interessi, blasoni-patacche-pingui conti bancari, pubblici riconoscimenti, devoti servi, blindate porte, sentinelle prezzolate, ricche casseforti, opinionisti e sofisti striscianti , arzigogolati giuristi, sfrenato lusso, inesistente superiorità. La cosa peggiore è il vedere che al loro schioccare delle dita, accorrono schiere infinite di esseri senza spina dorsale, che tutto hanno, tranne il sembiante di esseri umani. Sarebbe più giusto che si mettessero in testa le antennine da formica, tanto li vedo brulicare. Mafia: identificatane l’entità, cerchiamone le origini, come si fa con la sorgente dei fiumi. Solo che: l’acqua è un bene; mentre la mafia è il maleimpersonificato Questa “entità” ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Si è “allignata” prendendo forma e consistenza, più in Sicilia che altrove, a causa delle infinite dominazioni che irrimediabilmente si sono susseguite e si susseguono in questa bella isola, al centro del Mediterraneo. Terra di conquista per averne il dominio, “il presidio” di quella parte del mondo in cui è nata e vive la civiltà: su terre e paesi che si affacciano nel Mediterraneo, e dal Mediterraneo verso l’Oriente. Quando si parla e si scrive sulla mafia, si dichiara che è nata subito dopo l’avvento dell’Unità d’Italia. Non si dice che allora ci fu solo una “implementazione” del fenomeno mafioso, che si estese a macchia d’olio, passando dall’organizzazione dei pochi, tipo i “Beati Paoli”, i quali inizialmente combattevano lo strapotere economico e giuridico di stampo “baronale”; ad una organizzazione capillare che si dilatò in tutti gli strati sociali, pappa e ciccia con i poteri economici e legali. Uno Stato dentro lo Stato, con le sue leggi, il proprio esercito, il proprio tribunale, i propri rappresentanti, emissari allocati in tutto il mondo . Ovunque trovi terreno fertile e sfruttamenti economici lucrosi. Insomma un vero e proprio Stato che impone rispetto, con la forza, la violenza , , il delitto.
Alle origini dell’attuale implementazione mafiosa, ormai purtroppo internazionale, ci furono fatti legati allo sbarco dei Mille. Fatti storici più che documentati. Misfatti compiuti in Sicilia con il miraggio della liberazione dal governo borbonico, ultimo dominante nel “Regno delle Due Sicilie”. I fatti più salienti furono: la promessa illusoria della spartizione delle terre incolte ai contadini tenuti alla catena dei bisogni e della miseria. Promessa mai mantenuta da Garibaldi, e repressa nel sangue, in nome e per conto dei Savoia. Altro latrocinio: il furto delle risorse auree della Sicilia, che contribuirono per ben 45% alla costituzione del Regno d’Italia ; e che sanarono l’oceanico indebitamento del Piemonte, dissipatore di ricchezza. L’ulteriore impoverimento della Sicilia, schiacciata sotto il giogo di tasse esorbitanti, centuplicate, e lo sfruttamento selvaggio, le truffe, i mancati investimenti, le emarginazioni economiche, esercitati dallo Stato Nazionale nei confronti della Sicilia e dei Siciliani : un popolo orgoglioso ridotto alla mercé dei bisogni e della miseria. Come non poteva allignare il malaffare in una realtà volutamente impoverita, con l’aggravante della perpetrazione di questo stato di cose, nel tempo : purtrppo ancora in atto. Questa non è una analisi impietosa nei confronti della gestione infausta del potere centraleverso la nostra isola, ma realtà inconfutabile. Disgrazie che questa bella isola subisce, mentre a pieno titolo si può definire: la terra più bella, colta , , intelligente, piena di sole, di luce, di storia, presente al centro di un bacino d’acqua, il Mediterraneo, la quale dovrebbe essere “il gioiello dell’Italia”. Invece viene tenuta quale propagine estrema e lontana, staccata, bistrattata e irriconosciuta , come se fosse una “figlia illegittima indesiderata”. C’è un proverbio siciliano che dice: “guardati do bonupacinziusu!” …che quando esplode diventa “deflagrante” e non riesci più a contenerlo. Cogitanthomines , cogitant! Con la mente e con il cuore.

Fernando Luigi Fazzi

    

SICILIAN FLAG

Dear Sir
The flag of Sicily is remarkably like the flag of the Isle of Man. That flag was taken from the battle flag of King Harald Sigurdsson (Haardrada) of Norway. Harald Sigurdsson was a Viking who worked as a mercenary for the Emporer of Constantinople. His flag was called "Land Waster". Harald was known to have conquered 4 Sicilian cities. It is very likely that the origins of the Sicilian Flag go back to "Land Waster". The history of the flag is significant to me as I am both of Sicilian descent and a descendent of Harald Sigurdsson. I would be interested in knowing if the actual determination of the origins of the flag is every made. Thank you for your time and consideration.

Patrick F. De Marco, Ph.D.

    

Giuseppe Garibaldi

Carissimo Dott. Riggio,
mi permetto di rivolgermi a lei in questo modo perché lei mi è caro come un fratello da quando ho avuto modo di leggere quello che c'è scritto nella pagina che lei ha pubblicato in internet.Il "Generale" è sempre stato un personaggio che non mi ha mai ispirato alcuna fiducia né tanto meno simpatia, ma da oggi ho dei motivi in più per vergognarmi di lui come Italiano, e del gen. Landi come Napoletano per il suo vile tradimento. Io faccio il webmaster di professione e le offro incondizionatamente la mia disponibilità a realizzare in qualsiasi momento un sito che possa essere il più ampio, vasto, dettagliato e particolareggiato che sia possibile su questo argomento che ci sta tanto a cuore. Facciamo sapere la verità a quanta più gente è possibile. La storia è vero che la scrivono i vincitori, ma quando i cadaveri sono ancora caldi. Oggi, ad un secolo e mezzo di distanza, possiamo, come dice lei, far prevalere il senso critico, e raccontare i fatti come si sono svolti realmente. La ringrazio e la saluto affettuosamente,

Stefano Napolitano

    

Giuseppe Garibaldi

Prezados Senhores,
Inicialmente, peço-lhes que me perdoem por escrever em português, mas não tive coragem de utilizar o pouco do idioma italiano que conheço, por medo de não ser perfeitamente entendida. Acabei de ler o texto sobre Garibaldi, e tenho uma observação a fazer. A esposa de Garibaldi, Anita, não era uruguaia, como é declarado no site, mas sim brasileira, nascida na cidade de Laguna, no estado de Santa Catarina. Meu interesse por essa lendária figura está sendo agora renovado, porque a Rede Globo de Televisão brasileira está apresentando uma minissérie sobre uma revolução ocorrida no período de 1835 a 1845, no sul do Brasil, na qual Garibaldi teve uma importante participação. No mais, parabéns pelo site.

Nelcy Zamora

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