Compositore catanese. Mostr sin da bambino una spiccata predisposizione per la musica, l'aveva nel sangue. Gli era stata trasmessa dal vecchio don Vincenzo Tobia Bellini, suo nonno (originario dell'Abruzzo, a Catania nella seconda met del Settecento e divenuto maestro di cappella del principe di Biscari) e poi dal padre, Rosario, (nella natia Catania svolgeva funzioni di maestro di cappella e insegnante di musica, organista e compositore) anche lui apprezzato musicista, ma sempre in bolletta e alle prese con la vita di tutti i giorni, tanto avara. Sposando Agata Ferlito, il 17 gennaio 1801, il giovane Rosario aveva messo casa in un appartamento al primo piano del palazzo Gravina-Cruyllas di fronte alla chiesa di san Francesco e con tre balconi sulla via del Corso. Ma dopo la nascita di Vincenzo (nella notte fra il 2 e il 3 novembre 1801) e degli altri figli (Carmelo, Francesco, Michela, Giuseppa, Mario e Maria), la famiglia, ormai numerosa, fu costretta a sloggiare per trasferirsi in una casa ancor pi modesta, in via s. Agostino, a due passi dall'abitazione di don Vincenzo Tobia, che gi da qualche tempo impartiva lezioni al promettente nipote, tirandoselo dappresso anche quando suonava nei salotti dell'aristocrazia e nelle chiese, per cui in breve tempo quel ragazzino, grazioso e simpatico era noto in tutta Catania. Nel 1819, Vincenzo ottenne dal Decurionato di Catania una sovvenzione (borsa di studio) di onze 36 per anno e per lo spazio di 4 anni - 459 lire - per il proseguimento dell'istruzione a Napoli, dove prese subito dimora iscrivendosi al reale collegio di musica s.Sebastiano e avendo a maestri G. Furno, Giacomo Tritto e Antonio Nicola Zingarelli. Fu quest'ultimo, in particolare, a indirizzarlo verso il melodramma di scuola napoletana e le opere strumentali di Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart. Prolifico compositore di musica sacra, ariette, musica strumentale e da camera, Bellini
concluse il corso di composizione presentando un'opera semiseria, Adelson e Salvini (1825); l'opera ebbe grande successo e il Teatro San Carlo di Napoli gliene
commission subito un'altra, Bianca e Fernando (il cui titolo divent poi Bianca e Gernando) allestita nel 1826.
E per i circoli della nobilt il piccolo Bellini scrisse le sue prime ariette e probabilmente qualche brano strumentale. Furono anni di studio severo e anche di pi serie e impegnative composizioni, che rivelavano gi il taglio del musicista di talento e ormai maturo a spiccare il volo verso i massimi teatri del mondo. Riconoscimenti confermati l'anno dopo (1826) quando al San Carlo, presente il re di Napoli Francesco I, il suo secondo lavoro, Bianca e Gernando, aveva ricevuto applausi unanimi, spontanei, davvero incoraggianti anche nelle ventiquattro repliche dell'opera. E infatti, dopo le due opere a Napoli, eccolo a Milano (1827); approd alla Scala, chiamato dall'impresario Domenico Barbaja, e il 27 ottobre dello stesso anno present su libretto di Felice Romani (che scriver per lui anche i versi per le successive sei opere), Il pirata. Un vero trionfo, che schiuse al musicista ogni strada, facendogli scordare cos l'infelice flirt napoletano con Maddalena Fumaroli, andato a monte per l'ostilit del padre della fanciulla (che morir qualche anno dopo). Con quest'opera cominci anche la feconda collaborazione di Bellini con il tenore Giambattista Rubini (che terr a battesimo quasi tutti i suoi lavori), come stretti saranno i legami con Giuditta Pasta. Le opere di maggior rilievo di Bellini nacquero nel breve arco di tempo che va dal 1827 al 1835. Si tratta di una produzione non certo copiosa, e questo non solo per la breve vita del compositore, ma soprattutto per il suo modo di intendere la composizione. In contrasto con l'affannosa prolificit degli altri operisti dell'epoca, costretti da esigenze impresariali a massacranti tours de force, Bellini dichiar di non voler scrivere pi di un'opera all'anno, per potervisi dedicare completamente. Come scrisse in una lettera, era persuaso che il successo di un'opera dipendesse "dalla scelta di un tema interessante, da accenti caldi di espressione, dal contrasto delle passioni". Un'attenta gestione dei suoi guadagni lo mise in condizione di attuare questo programma. Nacquero cos , una all'anno, le opere che consacrarono la fama di Bellini in Europa e che ne fanno ancora oggi l'esponente pi puro del romanticismo musicale italiano. A Londra e Parigi, conteso dai salotti, Bellini incontr la Malibran, Heine, Chopin, Musset, Liszt e si leg d'amicizia con Rossini che fu prodigo di suggerimenti durante la composizione della nuova opera, I Puritani e i Cavalieri. Nel 1834 Bellini accett di comporre l'opera per il Theatre Italien di Parigi che venne rappresentata nel 1835 e fu il suo ultimo lavoro. Quando Heinrich Heine, il bizzarro poeta tedesco, nel salotto parigino di Cristina Trivulzio, principessa di Belgioioso, predisse a Vincenzo Bellini che sarebbe morto giovane, non immaginava certo che quella frase, detta forse soltanto per far dispetto a quel musicista che arrivava dall'estremo sud e che gli era
in quel momento piuttosto antipatico perch si muoveva con garbo, con civetteria ed era sempre elegante fino all'affettazione, di l a qualche anno gli avrebbe procurato la patente di menagramo. Era il 1833. La fama del maestro catanese varc presto anche le Alpi. Il pirata fu acclamato a Vienna, mentre il maestro stabiliva il centro dei suoi interessi musicali, economici e anche amorosi a Milano, citt nella quale risiedette ininterrottamente fino al 1833, accolto e richiesto nei circoli della migliore societ : "Viveva esclusivamente delle scritture teatrali e, a differenza dei suoi colleghi Rossini, Pacini, Mercadante, non assunse mai nessun ufficio, per esempio di insegnante di conservatorio o di direttore musicale di teatro d'opera. Per contro, seppe smerciare le proprie opere in Italia assai pi care della media corrente e inoltre visse per mesi ospite nelle ville di campagna delle famiglie Cant e Turina. Con Giuditta Turina, moglie infelice del latifondista e fabbricante di seta Ferdinando Turina, Bellini ebbe un'appassionata relazione amorosa iniziata nell'aprile del 1828 a Genova, dove il compositore aveva inaugurato con successo il teatro Carlo Felice con la seconda versione dell'opera Bianca e Fernando, e durata fino al 1833" (Friedrich Lippmann).
Tappe feconde della vita e dell'attivit artistica del giovane siciliano furono La straniera (Scala, 14 febbraio
1829), per la quale il Decurionato catanese gli fece coniare una medaglia d'oro (Vinc. Bellini catanensis musicae artis decus , vi era inciso da un lato, e Meritis quaesitam patria - MDCCCXXIX, dall'altro); Zaira (data al teatro ducale di Parma il 16 maggio 1829 alla
presenza dell'arciduchessa Maria Luisa vedova di Napoleone con un insuccesso iniziale); I Capuleti e i Montecchi (presentata al teatro La Fenice di Venezia l'11 marzo 1830, ebbe - sono parole di Bellini - successo strepitoso e fu dedicata dal musicista ai propri
concittadini); La sonnambula (teatro Carcano di Milano, 6 marzo 1831, protagonisti Giuditta Pasta e il tenore Rubini); e il grande capolavoro Norma (teatro alla Scala, 26 dicembre 1831, con Giuditta Pasta e Domenico Donzelli, caduta alla prima per
l'ostilit del partito avverso, capeggiato dalla contessa Giulia di Samayloff, amante di Giovanni Pacini, ma riscattatasi immediatamente nelle successive repliche). Dopo un viaggio in Sicilia nella primavera del 1832 per rivedere i familiari e la citt natale, il 16 marzo del 1833 al teatro
La Fenice di Venezia Bellini present Beatrice di Tenda: ma l'opera - scrissero i giornali – non ebbe alcuna fortuna; il pubblico, poveretta!, non la confort di nessun lieto viso e il maestro se la vedeva correre verso il suo destino senza che nessuno si
rammentasse di lui. Ma anche stavolta, nelle repliche, arrivarono i consensi del pubblico e dei critici. Nello stesso anno, il maestro si rec a Londra dove, interpreti Giuditta Pasta e Maria Malibran (nuova fiamma del catanese), le opere belliniane ottennero altri trionfi. Si registr
addirittura un fatto nuovo - sono i giornali londinesi a rivelarlo – nei fasti teatrali di questo Paese: si dovette rialzare la tenda per ripetere la stretta finale dell'opera (I Capuleti e i Montecchi).
All'inizio del 1833 si trasfer a Londra per alcuni mesi; di l si spost poi a Parigi, dove mor due anni dopo. Nella capitale francese altre grandi accoglienze al musicista e alle sue opere. Bellini fu subito assorbito dai circoli culturali, politici e aristocratici, ma soprattutto da quelli artistici che ruotavano attorno a Rossini, Chopin, Franz Listz, Luigi Cherubini, Alessandro Dumas e Victor Hugo. E anche dai salotti: Le serate, i balli, i pranzi - scrisse - mi hanno fatto guadagnare una specie di mal di testa. Al Teatro degli Italiani, il 24 gennaio 1835, attesissima, and in scena la sua ultima opera, I Puritani, su libretto di Carlo Pepoli, (al quale, in una lettera del giugno 1834 Bellini scrive: scolpisci nella tua testa a lettere adamantine: il dramma per la musica deve far piangere, inorridire, morire cantando...) interpreti Giulietta Grisi, Giambattista Rubini, Antonio Tamburini e Luigi Lablanche. Il successo fu senza precedenti: tutte le donne sventolavano i fazzoletti, tutti gli uomini agitavano in aria i cappelli. Ma pochi mesi dopo venne, improvvisa, la fine del musicista: spir mentre infuriava un temporale, in una isolata villa di Puteaux, un sobborgo di Parigi. Era il 23 settembre 1835. Al suo capezzale, inginocchiato, soltanto il giardiniere. Samuele Lewis e sua moglie, che gli avevano messo a disposizione la loro casa fin dal suo arrivo a Parigi, erano partiti un'ora prima per ignota destinazione, lasciando morente il loro giovane e celebre amico. Perch ? Non s' mai saputo. Quarantuno anni dopo, la salma di Bellini fu traslata a Catania. Da allora il Cigno riposa nella Cattedrale.
Enciclopedia di Catania - Tringale Editore
La musica di Bellini un singolare connubio tra classicit e romanticismo. Classicista era la formazione tradizionale ricevuta a Napoli, e anche una personale tendenza a valori poetici come armonia e compostezza; Gioacchino Rossini fu non a caso un modello da lui molto ammirato. Romantico era invece il pathos delle sue opere, l'importanza che le passioni e i sentimenti assumono nelle vicende rappresentate. Il punto di raccordo fra le due tendenze la melodia, che senza venir meno a una classica sobriet crea atmosfere sognanti, sensuali e notturne in linea con il gusto dei tempi nuovi. Sicilian composer noted for skill in writing long, flowing, graceful, and inventive melodies. Bellini influenced Frédéric Chopin and many other composers of the early 1800s. He had a pronounced effect on the opera of that time, advocating simplicity over showmanship as a way to touch the heart.
A lu munumentu di Billini
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