ANTONIO CANEPA Nato a Palermo il 25/10/1908 - Morto a Randazzo (CT) il 17/06/1945 Docente Universitario e Combattente Siciliano
"La Sicilia ai Siciliani, pacifica, laboriosa, ricca, felice, senza tiranni e senza sfruttatori." ("La Sicilia ai Siciliani").
Antonio Cančpa nasce a Palermo il 25 ottobre 1908. Il padre, Pietro, č un noto giurista, docente universitario, la madre N.D.
Teresa Pecoraro č la sorella dell'On. Antonino Pecoraro del Partito Popolare. Tracciare un profilo di Antonio Cančpa non č semplice, per giudizio unanime si presentava
come personaggio chiuso e misterioso. Studia presso i gesuiti, prima a Palermo poi ad Acireale (CT) al collegio Pennisi. A 22 anni nel 1930 si laurea in legge a
Palermo con 110 e lode pubblicando la tesi: "Unitā e Pluralitā degli Ordinamenti Giuridici". Compie il servizio militare come Ufficiale nei reparti motorizzati
dell'Esercito. Convinto assertore della libertā che spetta per diritto naturale agli uomini e alle nazioni, coniuga l'attivitā con il pensiero.
Fece parte di un collettivo studentesco che progettō nel 1933 l'insurrezione della Repubblica di San Marino per sollevare l'attenzione mondiale contro i pericoli
del totalitarismo fascista.
Arrestato il 17 giugno 1933 insieme al fratello e ad altri antifascisti, si finge infermo di mente e nel novembre del 1934 č libero. Nel 1937 pubblica in 3 volumi
l'opera "Sistema di dottrina del fascismo", lavoro storico scientifico sulla teoria del sistema fascista che gli varrā la cattedra universitaria di docente di
storia e dottrina del fascismo e storia delle dottrine politiche. Facile dedurre quindi l'attenzione che poneva nell'analisi di quegli elementi che, nel dopoguerra,
sarebbero stati racchiusi nella "Questione Meridionale".
Prima della guerra Cančpa fu docente universitario all'universitā di Catania. In questo periodo intraprende la doppia attivitā:
da un lato severo docente universitario, dall'altro con lo pseudonimo Primo Turri o anche prof. Bianchi, comincia ad organizzare l'opposizione
al regime fascista ed al colonialismo da cui si sente schiacciato insieme ai siciliani. Per completezza di informazione, Cančpa userā anche lo pseudonimo Mario Turri.
Il professore guerrigliero aveva un forte ascendente sugli studenti per la passione che trasmetteva nel parlare degli ideali di libertā e giustizia sociale. Dalla Cattedra etnea di Storia delle dottrine politiche, come ha ben ricordato Salvo Barbagallo in Una rivoluzione mancata, dimostrava giā di non essere soltanto un teorico e un uomo di studio, ma soprattutto, un uomo di azione:
il capo del movimento clandestino indipendentista dei gruppi di Giustizia e libertā ai quali si devono le uniche azioni di guerra partigiana nell'Isola
dall'inizio del 1941 al giugno 1943. Era pertanto legittimo e naturale che nel 1943 i Siciliani tornassero a esigere dallo Stato dominatore di essere lasciati a se
stessi, e la loro lotta dal 1943 alla primavera del 1946 fu lotta per la Libertā e la Democrazia.
Forse giā in contatto con i servizi segreti inglesi, con cui mise
in atto un sabotaggio (10 giugno 1943) contro l'aeroporto di Gerbini, vicino Catania, adoperato dai tedeschi. Fra il 1942 e il 1943 pubblica clandestinamente, con lo
pseudonimo Mario Turri, "La Sicilia ai Siciliani", che per la semplicitā e l'immediatezza dei concetti storico politici riportati, sarā una pietra miliare
per la ricerca di libertā e autogoverno del popolo siciliano. Certamente considerava possibile una rivoluzione sociale in Sicilia,
capace di sistemare storture secolari, immettendo queste problematiche all'interno del pių generale movimento separatista. Purtroppo la sua lungimiranza non lo
preservō dai facili entusiasmi. Ben presto, grazie anche alla consistenza numerica e qualitativa dell'esercito di liberazione da lui fondato, venne identificato
come un pericolo maggiore dello stesso esercito italiano.
A Firenze, nel 1944, in collaborazione con i partigiani partecipa alla lotta di
liberazione, e per questi motivi, sembra che i tedeschi avessero anche messo una taglia su di lui. La stessa notte in cui Pertini e i suoi giungerā in cittā, Cančpa
in silenzio tornerā in Sicilia, a Catania, dove la sua presenza č necessaria ed urgente. Cančpa, nell'autunno del '44 si pose ad organizzare una forza armata
indipendentista. Il professore cadrā insieme a due "studenti guerriglieri", il braccio destro, Carmelo Rosano di 22 anni e Giuseppe Lo Giudice di 18 anni e altri
componenti in un'imboscata tesa da una pattuglia composta dal carabiniere Calabrese, dal vicebrigadiere Cicciō e comandata dal maresciallo Rizzotto, al bivio di Randazzo
(CT) in contrada Murazzu Ruttu il 17 giugno 1945.
Nell'attentato, conclusosi con l'esplosione di una bomba a mano, Lo Giudice morė sul colpo, Rosano e Cančpa, in ospedale.
Nando Romano sarebbe riuscito a sopravvivere, Antonino Velis e Pippo Amato, fuggirono nelle campagne circostanti.
Un Cippu dedicato ai caduti dell'EVIS,
ricorda quel massacro consumato per "ragion (strage) di Stato" e fatto decisivo che accelera gli eventi che portarono alla conquista dello
Statuto Speciale di Autonomia che istituisce la Regione Siciliana.
Il S.I.M. si era giā reso conto che, non appena l'E.V.I.S. avesse raggiunto un organico di cinquecento o mille uomini, sarebbe scoccata l'ora della guerriglia urbana
e della sollevazione generale, ossia che la lotta di liberazione dei Siciliani sarebbe entrata nella fase d'irreversibilitā. Questo era il preciso e classico piano
strategico di Antonio Cančpa. Nel Cimitero Monumentale di Catania, viale dei Siciliani Illustri, Antonio Cančpa e i suoi due "studenti guerrieri", sono sepolti accanto alle tombe di Angelo Musco. e Giovanni Verga.
Breve storia dell'EVIS, tratto da L'esercito della lupara, di Filippo Gaja. Maquis Editore, MI 1990.
Il primo nucleo dell'E.V.I.S.- Esercito Volontario
per l'Indipendenza Siciliana- non nacque per decisione del direttivo centrale indipendentista, ma per iniziativa personale di Antonio Cančpa. Dopo aver fatto saltare
l'aeroporto di Gerbini all'inizio del '43, Cančpa era sparito da Catania per andare a svolgere una missione nel nord. Ci sono notizie infatti sull'attivitā partigiana
da lui svolta intorno a Firenze nei primi mesi del '44, e sembra che i tedeschi avessero anche messo una taglia su di lui. Nei suoi rari contatti con i leaders del
movimento separatista, egli sosteneva che l'indipendenza si sarebbe dovuta conquistare con la forza. Ma Cančpa era trattato con una certa freddezza, perché era uomo
di sinistra. Per i latifondisti parlava troppo di riforme; inoltre criticava apertamente l'indirizzo reazionario del gruppo dirigente indipendentista.
...Durante la sua permanenza nel nord, fra il 1943 e i primi mesi del 1944, aveva preso contatto con la direzione del Partito Comunista, esponendo con estrema
precisione la situazione siciliana, prospettando cioč l'intenzione della classe agraria di fare della Sicilia una repubblica clerico-aristocratica, oppure - se la
corrente capeggiata dal duca di Carcaci di Catania avesse prevalso - una monarchia retta da una famiglia regnante siciliana. Cančpa aveva anche fornito particolari
sui contatti privati intercorsi tra i dirigenti di destra del movimento e rappresentanti conservatori inglesi e americani.
Tornato a Catania, aveva stretto i suoi legami con i comunisti siciliani, pur restando fedele ai suoi ideali separatisti. Riteneva che l'idea indipendentista avesse una base popolare che si sarebbe immancabilmente rivelata in seguito, e sosteneva la necessitā di essere presenti all'interno del separatismo per indirizzare positivamente queste forze popolari.
Dopo discussioni e incertezze, Cančpa fu messo sotto tutela ideologica di Edoardo D'Onofrio. I dirigenti del Partito Comunista finirono per convincersi che era
necessario fare un'eccezione alla linea ufficiale contraria all'indipendenza della Sicilia, e convennero di non abbandonare Cančpa a se stesso. (...) Cančpa ammise di
far parte del movimento separatista, senza accennare alle formazioni militari indipendentiste delle quali tanto si parlava; mise in rilievo quello che gli stava pių a
cuore: la possibilitā di risolvere alcuni problemi sociali della popolazione lavoratrice sfruttando la guerra in corso, la presenza degli alleati in Sicilia e la
opposizione generale dei circoli dirigenti e delle masse popolari verso il Governo centrale di Roma. Secondo lui, i baroni, i feudatari siciliani, che pur stavano
dietro il movimento indipendentista, ne sarebbero stati travolti sul piano sociale, e quindi politico. In questo senso egli interpretava e riteneva utile la sua
presenza e la sua attivitā di comunista nel movimento indipendentista. (...)
L'organizzazione del gruppo armato di Cančpa era ancora in una fase preliminare quando, a Palermo, la direzione del movimento
separatista decise di dar vita a un esercito di "liberazione", e Antonino Vārvaro propose subito che si utilizzasse il lavoro giā svolto da Cančpa nominandolo capo
militare. Vārvaro vedeva con entusiasmo che l'esercito indipendentista fosse organizzato e diretto da un uomo sinceramente democratico come Cančpa,
poiché ciō sarebbe stato molto utile a indipendenza conquistata. Lucio Tasta, i latifondisti e i nobili, d'altro canto, che speravano di poter controllare l'iniziativa
di Cančpa, accettarono una soluzione di compromesso: Guglielmo Paternō Carcaci avrebbe assunto il ruolo di comandante supremo con l'ausilio di Concetto Gallo,
e Antonio Cančpa quello di comandante di una brigata che si sarebbe subito formata in montagna, armata e organizzata con criteri simili a quelli messi in pratica dai
partigiani jugoslavi.
Cančpa passō quindi alla pratica. Era un uomo energico. Raramente partecipava a riunioni politiche pubbliche. Molti, a Catania, non sapevano neppure che egli
fosse indipendentista. Anche coloro che avevano inteso parlare dell'esercito separatista e del suo capo "Primo Turri", non avevano la pių vaga idea che alla
testa dei guerriglieri fosse quel professore dall'apparenza cosė calma e innocua. Cančpa, che aveva anche collaborato con i servizi segreti inglesi per realizzare dei
sabotaggi, aveva assimilato una mentalitā cospirativa. Agiva prendendo tutte le precauzioni. Dava appuntamento ai volontari e poi si nascondeva per osservare le loro
reazioni e in genere li riceveva in una soffitta dell'universitā, oppure in mezzo alle macerie di un vecchio palazzo di via San Giuliano a Catania. Riuniva i giovani
a piccoli gruppi, dando a ciascuno un nome di battaglia, l'unico che fossero autorizzati a usare, e li muniva di carte d'identitā false di cui aveva una riserva
praticamente inesauribile. Cambiava ogni volta il luogo dell'appuntamento e una volta che ebbe bisogno di riunire un gruppo pių numeroso del solito, una quarantina
di volontari, li convocō nella sagrestia di una chiesa, con la complicitā di un sacerdote separatista.
Si preoccupava di scegliere i suoi uomini per la brigata nella classe media. Inizialmente voleva arruolare gente istruita per formare rapidamente dei quadri
dirigenti. Si trattava di studenti, commercianti, giovani professionisti di sicura fede democratica, cui egli, con molte cautele, impartiva una formazione ideologica.
Uomo di viva intelligenza, Cančpa conquistava i giovani per la sua dedizione alla causa e per l'assenza assoluta di interesse e ambizioni personali. Benché non avesse
mai fatto un giorno di soldato, possedeva anche una preparazione militare teorica di una certa profonditā. Aveva un'idea precisa, per esempio, dell'organizzazione di
una guerriglia moderna e l'esperienza che aveva fatto nel nord prima di rientrare a Catania gli aveva permesso di perfezionare i suoi piani.
Mercoledė 14 Maggio 2008, alle ore 10.30, presso la nuova sala "Coro di notte" del Monastero dei Benedettini, sede della Facoltā di Lettere
e Filosofia dell'Universitā di Catania, si č svolta la CONFERENZA STAMPA di presentazione delle manifestazioni dedicate ad ANTONIO CANEPA e ad ATTILIO CASTROGIOVANNI.
Nella nuova sala multimediale, adiacente alla grande chiesa del monastero della Facoltā di Lettere dell' Universitā di Catania, per PRESENTARE le iniziative in
occasione del centesimo anniversario dalla nascita di due personaggi che hanno contribuito grandemente ed in modo determinante alla Storia recente della Sicilia e del
Popolo Siciliano.
Il Professor Antonio Canepa fu fondatore dell'EVIS, combattente per la liberazione dell'Italia e grande organizzatore-comandante per l'indipendenza della Sicilia.
L'avvocato Attilio Castrogiovanni fu uno dei padri dello Statuto del Parlamento Siciliano e Deputato del Popolo Siciliano.
In questo primo appuntamento sono state presentate alcune iniziative, primariamente la RISTAMPA di un libro dedicato ad Attilio Castrogiovanni
realizzata a cura di A.CU.DI.PRO.SI..
L'opera del Prof. Girolamo Barletta, giā preside del Liceo Classico di Giarre, si intitola "l'uomo della rabbia". Il libro fu pubblicato nel 1986 a
cura del Comune di Linguaglossa (Ct), luogo di radicamento della famiglia di Attilio Castrogiovanni.
Erano presenti per rispondere alle domande dei Signori giornalisti, in ordine di intervento: il Professor Agatino Vittorio (Facoltā di Scienze Politiche Universitā Catania). Il Professore Vittorio ha tracciato una breve cronologia della vita di A. Cančpa evidenziando l'aspetto educativo-didattico verso gli studenti universitari alla causa della SICILIA INDIPENDENTE ma anche la grande capacitā di azione che lo rese un personaggio unico nel panorama storico di quegli anni. Cančpa era un grande intellettuale ma anche un uomo da combattimento, partigiano e comandante
di reparti armati e capace di far saltare le basi dei nemici (come fece con l'aeroporto tedesco di Gerbini-Sferro nel territorio di Paternō prima dello sbarco
anglo-americano, per questo motivo era ricercatissimo dai nazi-fascisti che misero una taglia sulla sua testa).
La Signora Teresa Cančpa, figlia del Prof. Antonio Cančpa, che ha ricordato i fatti familiari e storici collegati al padre (aveva 18 mesi quando fu ucciso il
padre) precisando il suo parere su alcune considerazioni del Prof. Agatino Vittorio; La Sig.ra Cančpa pur avendo avuto recentemente due gravissimi lutti in famiglia
(la prematura scomparsa del marito e poco dopo la morte un figlio in un incidente stradale) č intervenuta con grande forza d'animo e partecipazione, sostenendo le
tesi che da oltre 20 anni propone nei suoi incontri pubblici nel ricordo del grande padre e nel progetto, sempre vivo e senza compromessi, di una Sicilia Libera e Indipendente.
Il Maestro Juan Miano che ha realizzato i quadri dedicati a Cančpa e
Castrogiovanni, ha raccontato la lunga e laboriosa gestazione delle opere
nella ricerca continua di informazioni storiche e immagini dell'epoca per
riportare nei quadri una fedele ricostruzione al massimo dei riferimenti
bibliografici recuperati e degli archivi fotografici gentilmente resi
disponibili da enti pubblici e privati.
Non mancano riferimenti e citazioni a grandi opere della pittura
contemporanea che hanno segnato questi ultimi cento anni della iconografia
mondiale nell'impegno sociale e democratico. I quadri di Miano sono di
grande effetto scenico tale da costituire una interpretazione in forma
compiuta di TEATRO DELLA STORIA vedasi i quadri dedicati ai fatti di
MURAZZU RUTTU, GIARRE, BIVIERE CESARŌ, MUNICIPIO DI CATANIA, DISTRETTO
MILITARE DI CATANIA, VIA MAQUEDA. Pių che fugaci e lontane memorie sembrano
solenni allestimenti scenici sul grande palco della Storia.
La simmetria del quadro dedicato a Cančpa e Andrea Finocchiaro Aprile ci
trasferisce da una familiare immagine bidimensionale (alla maniera dei
faraoni della Storia), con una disposizione scenica popolare che confronta i
due protagonisti, lanciando l'osservatore verso una dimensione
tridimensionale costruita su solidi mattoni costituiti dai tomi delle opere
pių importanti delle menti eccelse della Sicilia, proiettandoci verso un
cielo di eventi storici ove le figure sono pianeti e la grandiositā degli
eventi prevale anche sulla loro normale sequenza cronologica per diventare
una costellazione di brillantissime sorgenti di ammirazione ed esempio per
le generazioni presenti e future.
L'Architetto Salvatore Morana di Bagheria, che ha concluso gli interventi,
ha fatto il punto politico-sociale e soprattutto ha sottolineato il GRAVE
DANNO arrecato alla Sicilia ed al Popolo Siciliano da 60 anni di censure di
Stato, di amnesie storiche e dell' informazione distorta che ha nascosto
figure come Antonio Cančpa e Attilio Castrogiovanni che hanno fatto tanto
per la conquista della libertā e della Democrazia in Italia e che hanno
sacrificato gli anni migliori e la loro stessa vita per la libertā e
l'Indipendenza della Sicilia e del Popolo Siciliano.
Rino Baeli
Informazioni su Cančpa sono presenti sulla rivista "JU, Sicilia" edita dal CSSSS di Catania.