Vincenzo Bellini
Salvatore, Carmelo, Francesco
IL CIGNO
BELLINI tra storia e leggenda: Il Cinema e la Letteratura
Biondo, con gli occhi azzurri, alto e di gentile aspetto... La figura di Vincenzo Bellini, la sua bellezza fisica, la sua prematura morte, il pathos melanconico della sua musica, i suoi amori, hanno da sempre eccitato e ispirato l'immaginazione di scrittori, poeti e cineasti.
La prima testimonianza artistica sul Cigno etneo quella lasciata dal poeta tedesco Heinrich Heine nelle Notti Fiorentine, scritte qualche mese dopo la morte del musicista e pubblicate nel 1837. Nelle Notti Fiorentine Heine, che aveva conosciuto realmente Bellini nel salotto della Belgioso a Parigi, immagina che il narratore, Massimiliano, intrattenga con racconti su personaggi famosi e fatti rari una giovane e avvenente donna condannata dalla tisi e costretta a vivere gli ultimi giorni di vita in assoluta immobilit .
Alcune pagine del racconto della prima notte contengono un'accurata descrizione delle estrosit , delle manie e delle fattezze del grande Compositore, anche se dai giudizi di Heine ci pare affiori qualche punta di acuto rancore e malcelata invidia.
A questo battesimo letterario seguiranno poesie, romanzi e perfino films sul Maestro catanese. Il poeta catanese Mario Rapisardi nel 1867 compose un'ode dedicata a Vincenzo Bellini, ode che a dir il vero, per il suo incedere alquanto altisonante ed enfatico, non possiede un particolare pregio artistico. Ne riportiamo comunque le prime tre strofe: A/Vincenzo Bellini/Ode Tu, se avvien che il mio canto oggi t'appelli/Trovator di suavi itali modi,/Dammi un raggio del sole onde t'abbelli un suon di tue melodi!/Sciolgo dal crin la civil quercia e il biondo/
Premio d'el i cimenti attico ulivo:/Di ciprio mirto alla mia chioma infrondo/Gentil serto votivo./Ecco l'ara, ecco il dio./Da l'ardue sfere/Onda mi vien di numeri divini:/Garzon' bennati e giovinette intere,/Leviamo inni a Bellini! Come non ricordare i versi dedicatigli da Gabriele D'Annunzio, il cui autografo conservato al Museo Belliniano e sempre Mario Rapisardi, in occasione della traslazione delle spoglie del Cigno etneo dal cimitero parigino del P re Lachaise al Duomo della citt natale, avvenuta nel 1876, dett la splendida epigrafe: Questa basilica/ove giacciono dimenticate le ossa di tanti re,/diverr famosa/per la tomba di Vincenzo Bellini.
Lo scrittore Antonio Aniante dedicher un romanzo all'Orfeo catanese, romanzo che fu pubblicato nelle edizioni di Piero Gobetti nel 1925 col titolo Vita di Bellini e poi ristampato l'anno dopo per le edizioni Provincia di Milano col titolo Vita amorosa di Vincenzo Bellini, con qualche variazione e una prefazione dell'autore che mancava nella prima stesura.
Il regista Carmine Gallone gir su Bellini ben due films: il primo nel 1935 in bianco e nero, con Sandro Palmieri e Martha Eggerth nella parte della fumaroli, e il secondo nel 1954 a colori con Maurice Ronet (Bellini), Antonella Laudani (Maddalena Fumaroli) e Nadia Gray (Giuditta Pasta). Inoltre, sempre Gallone nel 1954 in Casa Ricordi ci ha lasciato una splendida scena, anche se storicamente poco attendibile e alquanto oleografica, sulla morte del Cigno.
Fra le pi recenti creazioni ispirate a Bellini bisogna ricordare la pi ce teatrale Bellini del giornalista Piero Isgr , rappresentata al Teatro Stabile di Catania nel 1985, che ripropone l'antagonismo fra Bellini e Pacini ispirandosi palesemente a quello fra Morzat e Salieri, e il romanzo dello scrittore Santo Sgroi La donna del Cigno, pubblicato nel 1993, che trae linfa da un leggendario amore giovanile del musicista per una fanciulla catanese.
Il Museo Belliniano
La casa all'angolo tra la via Vittorio Emanuele e la piazza san Francesco d'Assisi, dove vide la luce Vincenzo Bellini il 3 novembre 1801, oggi sede del locale Museo Belliniano che raccoglie tanti cimeli appartenuti al Cigno. Il Museo consta di una saletta d'ingresso e da altre stanze designate come sala A, sala B, sala C, sala D, e sala E. Nella saletta d'ingresso si possono ammirare dei modellini di scena montati a teatrino, che si riferiscono alle dieci opere composte dal Cigno nel corso della sua breve esistenza.
Nella sala A sono esposte vecchie immagini di Catania, che riproducono in un certo qual senso l'ambiente nel quale visse il musicista, oltre alla famosa delibera del Decurionato catanese del 5 marzo 1819, con la quale venivano accordate a Vincenzo Bellini trentasei onze all'anno per studiare composizione al collegio San Sebastiano di Napoli.
L'alcova, sempre nella sala A, il luogo dove nacque il compositore e dove era situato il suo lettuccio nel corso della fanciullezza. Segue poi la sala B, che pu essere considerata il cuore del Museo, dove sono conservati la maggior parte degli oggetti appartenuti al compositore: le pareti ospitano tutta una serie di ritratti del Cigno, tra i quali spicca il celebre disegno dello Schiavoni, inciso da Girolamo Bezza.
La stessa sala conserva la maschera funeraria di cera di Bellini, conforme al calco di Dantan che si trova nella sala E.
Nella sala C sono esposti ritratti di cantanti, impresari, amici, insegnanti e compagni di Conservatorio del Cigno. Di particolare interesse sono il pianoforte, appartenuto a Bellini, e la famosa spinetta del nonno compositore, Vincenzo Tobia.
La sala D dedicata alla produzione artistica di Bellini: particolare menzione meritano le composizioni autografe custodite dal Museo, quali gli spartiti di Adelson e Salvini, quello dei Capuleti e Montecchi, e vari altri scritti giovanili di musica sia "sacra" che profana.
Nella sala E invece custodita la bara entro la quale, nel 1876, il corpo di Bellini fu riportato a Catania dal cimitero di P re Lachaise, nel quale riposava accanto al suo amato Chopin.
Una ricca biblioteca, di biografie, libretti d'opera, articoli su Vincenzo Bellini in particolare, ma anche sulla musica in generale e su musicisti, siciliani e non, pu considerarsi il fiore all'occhiello del Museo, che vanta anche, cosa rara a Catania, personale discreto, disponibile e cortese.
Unica pecca del locale Museo Belliniano rimane per il fatto, a mio avviso,
che raramente si fa promotore di convegni, pubblicazioni e varie attivit culturali, atte non solo a farlo conoscere ad un pubblico pi vasto e non necessariamente siciliano,
ma soprattutto a promuovere una sempre pi ampia conoscenza del genio belliniano.
Giovanni Pasqualino
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