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Nato il 25 febbraio del 1922 a Catania, di famiglia borghese che fu anche agiata fino agli anni Cinquanta, è stato socialista sin dalla giovinezza. Dal 1932 al 1938 compì gli studi classici nel Real Collegio Capizzi di Bronte, dal quale fuggì due volte, e nel Collegio Navale di Brindisi da cui fu dimesso nel maggio 1938, vale a dire espulso ma regolarmente diplomato, per avere sfidato a duello un comandante di marina che durante la tradizionale festa del MAK N 100 si era permesso di chiamare bastardo un suo
conterraneo.
Iscrittosi a Giurisprudenza all'Università di Catania, fu allievo del Moscati e del Majorana e discepolo di Guglielmo Sabatini, il quale
lo ebbe tanto in stima da permettergli di attendere alla tesi di laurea sulle Dottrine di diritto penale e la Scuola positiva italiana quand'era ancora al secondo anno, anche se poi il prof. Scarano, succeduto al Sabatini, non volle confermargliela nel 1954, perché seguace della Scuola tecnico-giuridica. In quegli anni giovanili scrisse pure per il Teatro e pubblicò due romanzi: Tormenta d'anime nel 1942 e Nitcevo nel 1944.
Nel 1943 fu costretto ad abbandonare gli studi e a darsi alla
clandestinità per non rispondere alla chiamata alle armi, fino a quando non
giunsero gli Alleati e potè darsi alla lotta di liberazione dell'Isola dal giogo
italico. Il suo piccolo saggio "Carte alla mano", apparso accanto a "La
Sicilia ai Siciliani" di Antonio Canépa, diede occasione all'editore Battiato
di segnalarlo ai lettori come l'opera prima di "uno dei giovani più degni e
preparati della nostra Isola". Sicilia alla riscossa, Sicilia martire e Sicilia
rossa, furono i fogli clandestini che allora diresse, stampò e diffuse assieme a
tanti altri compagni.
Nel biennio 1944-45 ebbe l'incarico di propagandare e
organizzare l'Indipendentismo nelle province di Catania, Enna, Caltanissetta ed
Agrigento, e sebbene costantemente pedinato e perseguitato dalla polizia, riuscì
a contattare e a parlare a migliaia di connazionali impegnandoli nella lotta.
Nel 1945 portò anche a termine delicate missioni per l' E.V.I.S. e tenne una
fitta corrispondenza con i tre deportati di Ponza.
All'epilogo della lotta con il conseguimento dell'Autonomia,
nel 1947 emigrò all'Estero (Spagna, Inghilterra, Austria), rimanendovi fino al
1953, allorquando ritornò a Catania per laurearsi, nel 1954 con 66. Seguì poi
per un biennio i corsi romani della Scuola di perfezionamento di diritto penale
e dell' Istituto Internazionale di criminologia diretti da Filippo Grispigni, ma
all'attività professionale preferì gli amati studi di diritto e di storia e la
vita in campagna, fino al 1971. In quegli anni di buen retiro effettuò perfino
tutto un ciclo di audaci opere di trasformazione fondiaria, che però vennero
puntualmente vanificate da quel sistema che, dall'indomani dell'Autonomia, aveva
già avviato a distruzione l'economia primaria dell'Isola e ogni anelito di
rinascita dei Siciliani. Costretto così a ridiscendere in campo per la stessa
sopravvivenza, dal novembre 1972 all'aprile 1983 scrisse più di 25.000 fitte
pagine, cioè ben 205 tesi di laurea in storia antica, medievale e moderna; in
diritto pubblico regionale, costituzionale, penale, ecclesiastico e bancario; in
filosofia, pedagogia e didattica; in letteratura latina, cristiana antica,
siciliana, italiana, francese, inglese, tedesca e americana; in filologia
germanica e romanza; in psicologia e in psicoanalisi; in scienze sociali e
politiche ed in economia e commercio. "Lavori su commissione", se si vuole, ma
che per l'impegno stilistico e la serietà delle ricerche si sono imposti almeno
all'attenzione di quei 77 "relatori" che li hanno dovuto leggere ed
illustrare.
Nel 1980, pubblica un librettino di sole 16 pagine dal titolo: "Cosa vogliono i siciliani". Queste poche pagine racchiudono il suo pensiero storico-sociale, ripercorrendo parte della gloriosa storia del popolo siciliano. Dal V secolo a. C. fino al 1978, facendo un'excursus sull'asservimento economico e politico che dal 1860 riflette la disperata condizione di servitù politica dell'Isola.
La sua principale opera
rimane tuttavia fin'oggi quella "Storia della Nazione Siciliana", progettata
in 4 volumi e di cui è uscito soltanto il I nel 1972 a Catania e la seconda
edizione dello stesso nel 1979 a Caracas, mentre il II, il III e il IV volume
conclusivo, intitolato appunto "Il secolo della dominazione attuale" sono
stati completati nel 1981 e, non potendo essere editi dal CSSSS (del quale fu
fondatore insieme a Turi Lima ed altri ricoprendo la carica di Presidente sino
alla sua morte ) per l'onere finanziario che essi comportano, attendono
l'editore ben piantato ed anticonformista che sia disposto a stamparli. Nel 1982
ha scritto inoltre un saggio intitolato Da Hegel ad Al-Gaddafi. Teoria dello
Stato e democrazia diretta nel Libro Verde. Nel 1983 pubblica il volume Essenza della Questione
Siciliana edito dal Centro Studi Storico Sociali Siciliani di
Catania.
Questo è stato l'uomo, lo storico e, in parte il politico. Ma
com'è ovvio egli è stato "unitariamente" considerato un outsider dalla cultura
ufficiale e di regime, per la sua dirittura morale robespierreana, per la
ortodossa intransigenza ideologica e indipendentista, per la carica
dissolvitrice del suo cocente sarcasmo verso tutti i conformisti, i tiepidi, gli
acquiescenti, i falsi difensori del legalitarismo e dello Stato di diritto, e
verso gli spregevoli collaborazionisti che, inorgogliti come prostitute per la
preferenza "amorosa" accordata loro dalla dominazione straniera costituiscono
oggi la stragrande maggioranza della fauna politica e culturale di una Sicilia
divelta dal suo naturale divenire e legata all'infamia del più inquietante ed
ambiguo periodo della sua storia.
Venerdì 25 febbraio 2005, si è spenta la signora Ida Montalvo, vedova del compianto Natale Turco. Ida Montalvo è stata co-fondatrice del Centro Studi Storico-Sociali Siciliani.
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