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Francesco Paolo Frontini, musicista e compositore siciliano.
Del suo inizio diceva egli stesso che ad avviarlo allo studio della musica era stato suo padre, il cav. Martino (1827-1909), fondatore e direttore per trentasette anni
della Banda civica di Catania, anzi, come la chiamavano allora, della Banda nazionale; diceva anche che aveva studiato violino col maestro Santi D'Amico e che a tredici
anni aveva esordito in un concerto nel salone comunale. Un paio d'anni dopo aveva avuto in Cattedrale il battesimo come compositore, con un Qui tollis diretto
dal maestro Pietro Antonio Coppola. Così si legge in un articolo di Saverio Fiducia in un giornale del 13 agosto 1960. A proposito di Fiducia, piace ricordare che
Frontini compose la musica per il suo atto unico Vicolo delle belle. Fiducia desiderava inserire il canto d'un cieco, ma il maestro non fu d'accordo. Disse che
invece avrebbe fatto, come infatti fece, un «pezzo» affidandolo, anzichè alla voce umana, al violino. Disse poi Fiducia che dall'oggi al domani «nacque la toccante
sonata dell'orbo». Accanto a Fiducia non va dimenticato A. Russo Giusti, la cui commedia U Spirdu, una delle più significative del teatro siciliano, fu musicata
da Frontini e, recitata nel 1920 al Teatro Comunale Coppola, diretta dal maestro Gaetano Emanuel Calì, fu accolta con grande successo. Nel 1875 fu ammesso al Regio
Conservatorio musicale di Palermo, dove ebbe maestro Pietro Platania, grande contrappuntista come il suo maestro Pietro Raimondi. In seguito passò al Conservatorio di
Napoli in cui conseguì il diploma di compositore.
Distintosi fin da giovinetto con alcune composizioni, fra cui particolarmente apprezzata una «Messa funebre» in morte del
maestro Coppola, nel 1881 si rivelò col melodramma in tre atti «Nella» rappresentato con vivo successo il 31 marzo nel Teatro Comunale di via Vecchio Bastione. Dal
trionfo di «Nella», che dal giornale dell'epoca, Il Plebiscito, fu giudicata «un tentativo, ma un tentativo di gigante», comincia l'ascesa del Frontini e tutte
le sue opere successive: «Sansone» nel 1882, «Fatalità» nel 1890, «Malia» nel 1891, «Il Falconiere» nel 1899. Frontini fu tra i pochi musicisti, oltre a Giovanni
Simone Mayr, ad essersi ispirati alla leggenda di Adelasia e Aleramo e, nel medesimo periodo, il poemetto lirico «Medio Evo», gli fece meritare un "bravo" di tutto
cuore da Massenet segnando come pietra miliare il suo cammino artistico. Amato ed apprezzato da personaggi come Victor Hugo, Émile Zola, Giovanni Verga, Federico De Roberto, Mario Rapisardi, Sciuti, Puccini, Cesareo. Particolarmente amici gli furono Massenet, (che si vantava di andare in estasi quando ascoltava musica di Frontini), e Luigi Capuana, la cui amicizia gli fruttò il libretto di «Malìa», dal quale poi, caso più unico che raro, lo stesso anno del libretto (1891), nacque la commedia omonima in lingua, e poi, nel 1902, quella in dialetto malgrado il parere contrario di Verga, che non credeva in una «Malia» in siciliano, e che fu portata alle stelle da Giovanni Grasso e Mimì Aguglia.
Prima di accingersi alla stesura dell'opera, Frontini fece leggere il libretto a Rapisardi e a Verga.
Il successo dell'opera, dopo Bologna, Milano e Torino, si rinnovò entusiasticamente al Teatro Nazionale di Catania, in piazza
Cutelli, da anni scomparso. «A leggere l'opera anche oggi» - scriveva il maestro Pastura alla morte del Frontini («Popolo di Sicilia» 26 agosto 1939) - «un brivido di
commozione ci avvince. Il dramma del Capuana trovò in Frontini un commentatore raffinato e preciso, un musicista che facendo musica seppe fare anche della psicologia.
Jana, Nedda, Cola e Nino sono tratteggiati con profondo intuito e con una indagine psicologica che mette a nudo le loro anime inquiete, che precisa i caratteri, che ne
riassume la tragedia». La «Lauda di suora» dal «Giobbe», (edizione Tropea, Catania, 1884) la musicò Frontini.
Frontini insegnò musica,
contrappunto, all'Ospizio di Beneficenza, al tempo in cui ne era direttore il padre dello scrittore e storico del teatro siciliano Francesco De Felice.
Contemporaneamente vi insegnava anche Emilio Romano, padre del maestro Armando Romano, componente del gruppo concertatori e direttori d'orchestra del Teatro Massimo.
Emilio Romano era un virtuoso solista di cornetta geniale interprete della melodia belliniana. Ogni anno, la sera del 2 giugno, essendo in programma l'omaggio a Bellini,
per ascoltare Emilio Romano affluivano a Catania folle di forestieri oltre che da gran parte della Sicilia, anche da diversi luoghi del Continente e dell'estero.
"Figlio della sua terra e profondo studioso dell'anima musicale del suo popolo" (così lo definisce Francesco Pastura nel "Popolo di Sicilia"),
le sue preziose raccolte: "Eco di Sicilia" e "Natale Siciliano" (che Saverio Fiducia qualificò "un fresco torrente melodico") sono dedicate alla madre terra. La prima
raccolta, che comprende cinquanta canti e che meritò la lode di Giuseppe Pitrè (lode pubblicata nell'Archivio per lo studio delle tradizioni popolari), fu compilata nel
1882 dal ventiduenne Frontini per incarico della casa Ricordi. "Natale Siciliano", invece, in cui il maestro raccolse i canti e le nenie con cui il popolo siciliano
festeggia il Natale apparve nel 1893 presso l'editore milanese A. D. Marchi. Se la fama del Frontini operista è legata a "Nella" al "Falconiere" e specialmente a "Malìa", non c'è dubbio che il suo nome di studioso delle nostre tradizioni popolari è affidato soprattutto alle due raccolte di cui s'è detto or ora, come si può dire che la sua popolarità egli l'abbia conquistata con quella svariata e scintillante fiorita di canzoni, di romanze, di serenate, di melodie, che egli componeva a getto continuo e con fluida vena melodica.
Basti ricordare per tutti la Serenata araba. Il Frontini scelse con cura i temi politici, come Aleramo o il Falconiere, oppure positivisti da mettere in musica. Il "Canto di Ebe" è tratto dal "Lucifero" di Mario Rapisardi (suo fraterno amico), ispirato all'ateismo, per questo motivo e anche per essere finito nelle mani del Demarchi, uno dei più grandi interpreti dell'ottocento del Verismo in musica, pagò e continua a pagare un prezzo altissimo, dimenticato dalla cultura del settore. Pietro Rizzo
Le opere "Quartetto in do minore" (Napoli 1879). "Spartaco", ouverture (Cremona1880).
"Nella", opera in 3 atti rappresentata al Comunale di Catania (1881). "Sansone", azione biblica in 3 parti (1882) scritta per incarico del Municipio di Catania ed eseguita per la festa di sant'Agata.
"Aleramo", in un prologo e 3 atti (1883). "Malìa", opera in 3 atti (1893). "Il Falconiere", in 3 atti (1899)
"Fatalità", in 2 atti (1900).
Le composizioni "Omaggio a Lauro Rossi" eseguita a Cremona (fantasia per orchestra).
"Grande messa di Requiem".
"Medio Evo", poemetto per soprano con accompagnamento di pianoforte.
"Marcia Trionfale", per orchestra e fanfara.
"Elsie", ouverture per orchestra.
"Gloria", ouverture per orchestra.
"Minuetto", per archi.
"Grande Messa di Requiem in sol minore" (1888).
"Un intermezzo per archi e strumenti a fiato".
"Un idillio per orchestra".
"Un preludio sinfonico".
"Preludietto", per orchestra.
"Notte d'oriente", per orchestra.
"Petite Tableaux".
"Impressioni".
"Esquisse musical",
Le canzoni Eco della Sicilia (ed. Ricordi 1883).
Canti della Sicilia ( ed. Forlivesi 1890 ).
Natale Siciliano (ed. De Marchi 1893).
Antiche canzoni di Sicilia (ed. Carisch 1936).
Canti religiosi del popolo siciliano (ed. Carisch 1938).
Informazioni più complete su Frontini si trovano sulla rivista "JU, SICILIA" organo ufficiale del CSSSS
Il CD "La Canzone Catanese tra '800 e '900" comprende: Malatu p'amuri, Pri tia diliriu e spasimu, Canzuna di li carritteri, La vucca, e Mi lassasti in abbannunu tutte su musiche di Francesco Paolo Frontini.
Centro Studi Storico-Sociali Siciliani |
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