Peppa 'a Cannunera 19/03/1841 Barcellona Pozzo di Gotto (Me) - 20/09/1900 Messina
"...Pri tia lu sangu tardu rivugghi 'ntra li vini..." ("La Sicilia ai Siciliani").
Era nata a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, ed il suo vero nome era quello di Giuseppina Bolognani. Si tramanda che fosse stata il frutto degli illeciti amori di un tal Antonino Mazzeo, sensale di agrumi. Ma "Mazzeo" non era il suo cognome anagrafico. Molti erroneamente la citano come "Bolognara" o "Bolignano" ma il suo vero nome era Giuseppa Bolognani (dal nome della nutrice alla quale viene affidata in tenera età).
Altri la citano come Giuseppa Calcagno (in quanto affidata dalla Congregazione di carità a certa Maria Calcagno, "nutrice di trovatelli").
Il nome di battesimo le viene dato dalla balia. Non abbiamo molte notizie della giovinezza di "Peppa", alcune affermano che fu mandata in un fondaco dove c'era una rimessa di carrozze e Giuseppina si occupava dei cavalli.
Però, per i catanesi, essa fu e rimarrà sempre Peppa, 'a cannunera: una delle più care figure dell'insurrezione del 31 maggio 1860 contro gli ultimi sostegni della crollante
tirannide borbonica.
I cultori delle patrie memorie non ignorano quanto avvenne in Catania in quella storica giornata, in cui le squadre catanesi, pur essendo male armate, tennero coraggiosamente testa, per ben sette ore, a oltre duemila borbonici.
Fu appunto in quella giornata che il valore di Giuseppina Bolognani rifulse in due episodi, tuttora vivi nella memoria dei catanesi: il primo, avvenuto nei pressi della Piazzetta
Ogninella, e l'altro, nella Via Mazza, in prossimità dell'attuale Piazza san Placido.
Ferveva accanito il combattimento ai Quattro Canti contro le soldatesche borboniche, le cui maggiori forze erano concentrate in Piazza degli Studi; dietro una barricata fornita di due pezzi di artiglieria da campagna. Gli insorti, con l'aiuto di Giuseppina Bolognani riuscirono a trasportare un cannone alle spalle dei borbonici, piazzandolo nell'atrio del Palazzo Tornabene, nella Piazza Ogninella. Aperto di colpo il portone del palazzo, il pezzo venne scaricato dietro i nemici, che, colti di sorpresa, si diedero a precipitosa fuga, riparando in Piazza degli Studi e nel Palazzo Comunale, abbandonando un cannone sulla via.
Sorse, allora, il proposito, da parte di "Peppa" e degli insorti, di sfruttare le conseguenze del colpo fatto: impadronirsi, cioè, del pezzo nemico, del cannone.
Ma tutti gli sforzi per raggiungere lo scopo riuscivano vani, perché dalla Piazza degli Studi i soldati borbonici sparavano senza posa e non permettevano nessuna sortita.
Fu "Peppa" che; nel frattempo, aguzzò l'ingegno: prese una lunga e robusta fune, fece un cappio e, standosene al coperto dietro la cantonata della Casa Mancino, lo lanciò sul cannone abbandonato. Il tentativo riuscì a perfezione, provocando negli astanti il più vivo entusiasmo.
Il secondo atto eroico di Peppa, così narrato dallo storiografo Vincenzo Finocchiaro (1):
Era già mezzogiorno, e gli insorti avevano quasi esaurito le munizioni, sicché il loro attacco incominciò ad infiacchire; di ciò si accorse il generale Clary, che cercò con una carica di cavalleria per la Via del Corso (l'attuale Via Vittorio Emanuele II) di aggirare la destra dei suoi avversari. Giusto in quel punto, un gruppo di insorti, con alla testa Giuseppa Bolognara, sboccava in piazza san Placido dalla cantonata di Casa Mazza, trascinando il cannone guadagnato ai borbonici, per cercare di condurlo sul parterre di Casa Biscari e lanciare qualche palla contro la nave di guerra che gi bombardava la città, coadiuvata dal fuoco di due mortai posti sui torroni del Castello Ursino. Appena però quei popolani sboccarono sulla Via del Corso, videro in fondo a Piazza Duomo due squadroni di lancieri che si apparecchiavano alla carica. Temendo d'essere presi, scaricarono all'improvviso i loro fucili, abbandonando il cannone già carico; ma Giuseppa Bolognara restò impavida al suo posto e con grande sangue freddo improvvisò uno stratagemma dando nuova prova del suo meraviglioso coraggio. Sparse della polvere sulla volata del cannone e attese tranquilla che la cavalleria caricasse; appena gli squadroni si mossero, essa diede fuoco alla polvere ed i cavalieri borbonici credettero il colpo avesse fatto cilecca prendendo soltanto fuoco la polvere del focone. Si slanciarono perciò alla carica, sicuri di riguadagnare il pezzo perduto: ma, appena avvicinatisi di pochi passi, la coraggiosa donna, che li attendeva a piè fermo, diede fuoco alla carica con grave danno degli assalitori, e riuscì a mettersi in salvo (2) Peppa, la Cannoniera, per i suoi atti di eroismo, ebbe assegnata dal Governo italiano la medaglia d'argento al valore militare e una pensione di 9 ducati mensili dal Comune di Catania; pensione che, più tardi, come risulta dai due seguenti documenti, venne tramutata in una gratifica, per una sola volta, di 216 ducati:
Comune di Catania -- Mandato di pagamento -- Per ducati 216 -- Rubrica Imprevedute -- In Catania 3 agosto 1861. Per quietanza della controindicata somma di ducati duecentosedici ed in conformità alla causale espressata nel presente mandato. Firmato: Luigi Costantino per Giuseppa Bolignano perché analfabeta.
Controfirmato: Pietro Azzarito.
[...]
Le gesta compiute autorizzarono Peppa a gettare per sempre
in un angolo la gonnella, che sostitu con abiti maschili, i quali, d'altra
parte, si prestavano, meglio di ogni acconciatura muliebre, a mitigare la
bruttezza del suo viso, butterato dal vaiuolo. L'eroina
pass il resto della sua vita comportandosi degnamente nel nuovo ruolo assunto,
felice di poter fumare la pipa e giocare a tresette nelle bettole, tra un
bicchierotto e l'altro di vino paesano.
Estratto da: Salvatore Lo Presti, "Fatti e Leggende Catanesi", Studio Editoriale Moderno, Catania, 1938.
Note
(1) Vincenzo Finocchiaro - Un decennio di cospirazioni in
Catania: 1850-1860 - Tip. N. Giannotta - Catania, 1909: pag. 91 e segg.
(2)
Questo avvenimento ispir nel 1865 il pittore Giuseppe Sciuti (all'anagrafe Giuseppe Sciuto).
L'interessante tela è ora conservata, unitamente al famoso cannoncino e relativo fusto, nel Museo Civico del Castello Ursino di Catania.
Una lapide col cognome errato. Mentre uno dei tre monumenti che adornano Barcellona Pozzo di Gotto, fatti costruire sotto la sindacatura Santalco, presenta una stele dedicata a "Peppa 'a cannunera".<
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