... rifiutò persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: "Si respinge per morte del destinatario".
Ettore Majorana era nato il 5 agosto del 1906 in via Etnea 251. Scomparve misteriosamente nel 1938, secondo la
Procura di Roma era vivo e vegeto, fuggito segretamente in Sud America, in Venezuela dal 1955 al 1959. La tesi dei giudici si basa sull'analisi di una foto
scattata in Venezuela nel 1955, in cui appare un signore, conosciuto con il cognome Bini. L'uomo ritratto risulta compatibile con i tratti somatici del fisico catanese.
La sua scomparsa, della quale ebbe a interessarsi persino Mussolini, fu un enigma nazionale tutt'oggi insoluto, forse insolubile. Forse si suicidò gettandosi in mare;
forse fu assassinato; forse scese dalla nave (o non vi mise affatto piede); forse rimase in Sicilia, sua terra d’origine; forse si rifugiò in Sud America; forse in
Germania; forse rapito da qualche Paese che già in quell'epoca conduceva studi atomici o forse si rifugiò in un convento.... forse.... La madre mai prese il lutto, aspettò sempre il suo ritorno.
La sua era una famiglia illustre, quella dei Majorana-Calatabiano, ramo cadetto dei Majorana della Nicchiara; a quest'ultima andarono il blasone gentilizio e le
ricchezze terriere, alla prima il blasone dell'intelligenza. Era l'ultimo dei cinque figli di Fabio, (laureatosi giovanissimo in ingegneria e in scienze fisiche e
matematiche, nato nel 1875, a sua volta ultimo dei cinque fratelli - i primi quattro erano: Giuseppe, giurista e deputato, nato nel 1863; Angelo, statista, 1865;
Quirino, fisico, 1871; e Dante, giurista e rettore universitario, 1874 -, e di Dorina Corso, (anche lei di famiglia catanese, nata nel 1876).
Ettore era un genio della fisica, precocissimo, eccentrico, misantropo, ombroso, indolente, dagli occhi cupi grandi e nerissimi.
Trasferitosi con la famiglia a Roma nel 1923, vi studiò Ingegneria per quattro anni, poi cambiò facoltà e si laureò in fisica nel
1929 con una tesi sulla teoria quantistica dei nuclei radioattivi. Fu tra i più promettenti allievi di Enrico Fermi, sotto la guida del quale si occupò di spettroscopia
atomica e successivamente di fisica nucleare. Con Orso Mario Corbino, Emilio Segré e Edoardo Amaldi entrò a far parte del gruppo dei "Ragazzi di via Panisperna". In
questa via di Roma sorgeva, appunto, l’istituto di cui si parla occupandosi di sperimentazione nucleare. La sua abilità nel calcolo era ammirata da tutti, ma ogni volta
che i suoi studi sfioravano l’impresa scientifica, si rifiutava di pubblicarli e in alcuni casi arrivò persino a stracciare gli appunti di lavoro. L'ammirazione dei colleghi per gli aspetti scientifici ed umani
di Ettore Majorana è ben rappresentata dalle seguenti poche parole che scrisse nel 1984 l'illustre fisico Gilberto Bernardini: ...Ricordo che io, con Ettore, evitavo di parlare di fisica, perché quello che avrei potuto dirgli sarebbe stato per lui insignificante...Vorrei però,
a prescindere dall'eccezionale ingegno di Ettore come fisico per rievocarne la complessa spiritualità emotiva ed umana, tanto più estesa ed illuminata di quella sulla quale in tanti hanno fantasticato...
Dal 1931, conosciutosi il suo straordinario valore di scienziato (ragionatore, non sperimentatore), fu invitato a trasferirsi in Russia, a Cambridge, a Yale, nella
Carnegie Foundation, ma rifiutò sempre.
Nel campo delle particelle elementari, Majorana formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario,
individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi da P. Dirac e W. Pauli fra il 1936 ed il 1939 (Teoria relativistica di particelle con momento intrinseco
arbitrario, 1932). In questo periodo nascono le sue più importanti ricerche che riguardano una teoria sulle forze che assicurano stabilità al nucleo atomico: egli per
primo avanzò infatti l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono mutuamente grazie a forze di scambio (Sulla
teoria dei nuclei, 1933, - posteriore all'analogo lavoro di Werner Heisenberg solo come pubblicazione -) la teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco
(teoria di Heisenberg) che giunse autonomamente agli stessi risultati. La sua equazione a infinite componenti pubblicata nel 1932 costituisce la prima teoria unitaria quanto-relativistica delle particelle
elementari, descritte attraverso un unico campo bosonico o fermionico, secondo una linea di "algebrizzazione" della dinamica che servirà da modello alla teoria della "democrazia nucleare" e alle teorie "costruttive" di Simmetric. All’inizio del 1933 Majorana partì per un viaggio di studi nella Germania nazista, a Lipsia, dove lavorò con entusiasmo con il
grande fisico teorico Werner Heisenberg. Sia la teoria del 1938, sia la teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone del 1937 risolvono il problema degli stati a energia negativa della teoria di Dirac del 1928; questa tentava di unificare meccanica quantistica e relatività speciale per
il solo caso dell'elettrone ed è stata considerata uno dei più grandi lavori del secolo ed è paragonata alle unificazioni teoriche di Newton, Maxwell, Einstein. Tale
problema legato a quello "degli infiniti" ancora solo parzialmente risolto, aveva portato ad una crisi profonda aperta dal lavoro di L. D. Landav e R. E. Peierls.
Ancora più grande allora eppure a tutt'oggi non valutata appieno, bisogna considerare l'opera di Majorana.
L'articolo su: "Il lavoro delle leggi statistiche nella fisica e nelle scienze sociali", pubblicato postumo nel 1942, in cui è proposta una
"sociologia quantistica", indeterministica, è specchio della vastità di interessi di Ettore Majorana, vicino più alla tradizione di
"fisici-filosofi" come Heisenberg, N.H.D, Bohr e A. Einstein, che alla fisica italiana del tempo, più sperimentalmente orientata. Per la sua
ritrosia a pubblicare, un enorme quantità di ricerche è rimasta in forma di manoscritti (scrisse otto opere), in parte non ancora analizzati e in parte ora perduti.
L'impatto diretto della sua opera sulla comunità scentifica è stato, pertanto, molto più ridotto di quanto avrebbe potuto essere, a prescindere
dalla sua prematura scomparsa.
Dopo aver soggiornato a Lipsia (diversi mesi presso Werner Heisenberg) e a Copenaghen, rientrò a Roma, ma non frequentò più l'istituto di fisica. Al concorso nazionale per professore universitario di Fisica, bandito nel 1936, non volle partecipare, nonostante la segnalazione
fatta da Fermi a Mussolini, che certamente avrebbe vinto. Si trasferì da Roma a Napoli (albergo Bologna) dove accettò invece la nomina per meriti speciali a titolare della cattedra di Fisica teorica all'Università di Napoli nel 1937. Si chiuse in casa e rifiutò persino la posta, scrivendo di suo pugno sulle buste: "Si respinge per morte del destinatario".
Allucinato dalla fatica diurna dell'insegnamento e notturna delle meditazioni scientifiche, nel marzo del 1938 si lasciò persuadere
a intraprendere un viaggio di riposo, Napoli-Palermo, su una nave della "Tirrenia". Il 26 marzo alloggiò a Palermo all'albergo "Sole", ma vi trascorre solo mezza giornata; la
sera fu di nuovo sul piroscafo, fu visto sul ponte all'altezza di Capri (o così affermarono alcune testimonianze), ma a Napoli non arrivò mai.
LE IPOTESI
Numerose ipotesi sono state avanzate sulla sua scomparsa e sulla presunta correlazione di questo evento con i
drammatici esiti bellici della ricerca nucleare, ma a tutt'oggi nessun dato certo ha gettato luce sul mistero. Dove scomparve e come? La supposizione che si fosse lanciato in mare fu scartata: sul piroscafo viaggiava un battaglione di reduci
dall'Africa e il ponte era stipato: non potevano non accorgersi di un uomo che si getta in mare. Quando, spirato il termine del rientro, non lo rividero,
lanciarono l'allarme. La sua camera al "Bologna" fu frugata, non mancava che il passaporto. Era dunque andato all'estero?
Spiegazione inaccettabile: in quell'epoca soltanto pochi scienziati si occupavano di studi atomici, nessun uomo di Stato ne sapeva
nulla; chi poteva chiamarlo, allora, con tanta segretezza? Inutili le ricerche in tutto il Paese, nei conventi in particolare, compiute dalla polizia agli
ordini di Bocchini. Al prof. Antonio Carrelli, suo collega napoletano, era arrivato poco prima un telegramma di Ettore che diceva: "Annullo notizia che ti do".
Evidentemente si riferiva a una lettera, giunta dopo il telegramma, nella quale si intravvedeva, non chiaramente espresso, il
proposito del suicidio; e infine diceva: "Non mi condannare perché non sai quanto soffro". Ma non soffriva di malattie gravi (salvo una nevrosi gastrica),
non aveva relazioni sentimentali, non nutriva interesse per il denaro, non aveva avuto litigi. Si sentiva, questo sì, solo al mondo: cioè non compreso.
Ricostruzioni televisive e giornalistiche sono state tentate in più riprese; ma tutte, nell'affrontare il momento cruciale, han
dovuto fermarsi sulla soglia aleatoria e sfumata delle ipotesi.
Argentina? Venezuela? Sig. Bini? A caccia di fantasmi? La Studebaker gialla, il Club degli italiani di Valencia, Vittorio Strazzeri, Carlo Venturi, Elvira Barassi, le sorelle Cometta
- Manzoni, Blanca de Mora, Nardin, Leonardo Cuzzi e signora, Francesco Fasani e... il mistero continua!
BIBLIOGRAFIA
Altre informazioni su Majorana si possono trovare sulla rivista "JU, Sicilia" edita dal CSSSS di Catania.
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