LE VOSTRE LETTERE
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Giorni di Sicilia
Settimanale Indipendente d'Informazione
Invece di decidersi finalmente ad eliminare un balzello antiquato qual'è il bollo auto, lo Stato elimina le auto i cui proprietari non hanno pagato
il bollo. Una tassa odiosa anche perché ingiusta in quanto imposta senza tener conto della vetustà dei veicoli, ma della loro potenza teorica. Un' auto appena immatricolata e una con
quindici anni di vita paga infatti lo stesso importo senza tener conto che, nella maggior parte dei casi, le auto vecchie vengono acquistate dai più poveri.
È anche vero che non di rado i veicoli di queste condizioni vengono usati come seconda auto da chi può permettersi magari vetture di lusso, ma in tali casi le multe non impressionano
granché. Il problema riguarda un milione e mezzo di persone in maggioranza a basso reddito, per le quali alcune centinaia di migliaia di lire da sborsare per poter disporre di un'auto sia
pure malandata, sono troppi, ed è contro questa gente che il governo a guida "progressista" potrebbe accanirsi con delle misure punitive che hanno dell'inaudito. Infatti, gli automobilisti
che non hanno pagato il bollo negli anni tre anni e non salderanno in tempo potrebbero
andare incontro alla cancellazione del veicolo dal registro automobilistico, esponendosi ad un possibile sequestro della vettura.
Per molti automobilisti quindi si prospetta una mazzata fiscale senza precedenti. Per molti si tratterà di pagare per tutti e tre gli anni di evasione con relative morosità. E saranno
dolori. Magari quelli del governo ci racconteranno che tutto questo ci avvicina all'Europa, dove peraltro in alcuni Paesi tale balzello non c'è più. Ma un fisco che procede con metodi così
drastici e repressivi oltreché ingiusti, fa pensare più che altro ad uno Stato di polizia che usa lo strumento fiscale come un rullo compressore. Altro che Europa! Che cosa potrà accadere
agli automobilisti che manderanno la propria vettura a rottamare non ritenendo conveniente il dover pagare una somma superiore al valore commerciale della vettura stessa? Saranno perseguiti?
E come? Verranno loro pignorati i mobili? E se i mobili non basteranno per pagare la somma richiesta, che succederà?
Si passerà alle pene corporali?
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Bruxelles COMUNICATO STAMPA Selinunte non ha bisogno di affaristi!
Il riscatto dell'Isola passa attraverso la valorizzazione delle bellezze naturali e del patrimonio architettonico che fanno la differenza tra
la Sicilia e il resto del mondo. La Fondazione "L' Altra Sicilia" da sempre chiede alle autorità di prestare la massima attenzione a
queste peculiarità, proprio per tutelare l'arcipelago Sicilia e consentirle sviluppo e progresso. Dall'Isola però giungono segnali preoccupanti che fanno pensare
che gli amministratori locali ancora non abbiano capito un bel niente. È il caso di Selinunte, dove l'attualità ci offre il
desolante quadro di una disputa che riuscirà, alla fine, a sconfiggere soltanto Sicilia e Siciliani: costruire una distilleria o un centro vacanze? Questo
è il dilemma. Per la Fondazione, la salvaguardia del sito archeologico di Selinunte non può dipendere né da quella distilleria, né da quel villaggio vacanze. Il
sito archeologico di Selinunte dovrebbe potersi tutelare da solo, per quello che rappresenta, per la storia che racconta, per la cultura che tramanda come
patrimonio architettonico dell'umanità intera, senza dover assistere a questa squallida vicenda che, come appendice, trascina amministratori locali, politici e
Regione, nel ridicolo e nel lezzo. Come fanno a non capire i nostri amministratori locali, che distilleria o villaggio turistico sono le due facce di un identico programma: la distruzione
ambientale del sito archeologico reputato tra i più suggestivi del mondo antico. Il loro solo scopo, alla fine, è ottenere solo finanziamenti (tanti soldoni).
La Fondazione si rivolge ai Siciliani affinché si risveglino dal lungo torpore e restino vigili gettando a mare i cattivi consiglieri ricatturando così l'orgoglio e l'intelligenza per tutelare quel tesoro nel mare che si chiama Sicilia.
Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania
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Bruxelles COMUNICATO STAMPA GIÙ LE MANI DA GINOSTRA
Salvaguardare e tutelare gli interessi della Sicilia e dei Siciliani, dovunque essi si trovino, costituisce
l'impegno prioritario della Fondazione " L' Altra Sicilia ", che diventa sempre più difficile,
vista l'inesistenza di una classe politica siciliana attenta ai problemi dell'Isola e della sua gente.
Abbiamo chiesto, noi siciliani che viviamo all'estero, di poter votare nostri rappresentanti in
seno all'Assemblea regionale, in modo da concretizzare il bagaglio di esperienze (e di mentalità) acquisite e
metterle al servizio della nostra terra e della sua gente. I politici però fanno orecchie da mercante,
salvo poi precipitarsi in ogni angolo d'Europa, e del mondo, per raccattare voti e tanti "pesci in faccia".
Noi, orgogliosi per la simpatia che raccogliamo, continuiamo la nostra denuncia di situazioni
paradossali e tentiamo di tenere accese la speranza di un riscatto della nostra Isola, che annovera tesori
architettonici di importanza mondiale, vestige di antiche civiltà e culture, e che oggi si vede
confrontata alle sfide della mondializzazione senza il supporto di una programmazione attenta al lungo
termine e senza una mentalità capace di fare a meno di padrini e assistenze esterne per portare a frutto il
progresso economico-produttivo. Eugenio Preta, Francesco Paolo Catania,
Ivan Bertuccio, Adriano Longo, Angelo Roberto,
Giuseppe Catania, Vincenzo Faraone, Mario Corrente
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Bruxelles Egregi deputati,
Riceviamo la Vostra richiesta di essere cancellati dalla nostra lista di distribuzione e permetteteci di stupircene.
Certamente sarete d'accordo con noi che il pericolo che corre oggi la nostra democrazia sia quello dell'allontanamento del cittadino dalla politica e in
numerose occasioni abbiamo avvertito questo pericoloso campanello d'allarme. Noi non pretendiamo di essere i depositari della
verità, ci proponiamo soltanto di avviare un dibattito per ricercare proprio questa verità. Ci stupisce quindi il rifiuto che manifestate; ci allarma il fatto
che provenga da rappresentanti del popolo; ci spaventa infine perché non fa altro che accentuare la distanza
tra politica ed opinione pubblica. Non credete che al di là delle ideologie politiche, il confronto e la discussione siano la base di ogni
dialettica democratica? Vi ricordiamo che se l'assessore Rotella, nel presentare il "Programma annuale delle iniziative
promozionali all'estero" ha dichiarato che la nostra Regione sarà presente tra le più qualificate borse del
turismo all'estero per sostenere la voglia di Sicilia che cresce nel mondo, questo lo deve all'opera che la
nostra Fondazione "L' Altra Sicilia" ha preso in seno alla comunità siciliana nel mondo e nell'Isola e che
sprona a far sì che la sicilianità e la fierezza di appartenere a questa perla nel mare che si chiama
Sicilia, ci portino senza vergogna alcuna a dichiararci: Siciliani!
La Fondazione ha denunciato l'assenza della Regione a Bruxelles, ha sottolineato l'assenza della Regione
alle borse internazionali del turismo a Bruxelles, a Londra, etc.., ha chiesto di dare alla Regione una sua bandiera.
Tante e tante altre cose ha chiesto, e non isolatamente, basti pensare all'Unione Siciliana Svizzera, domande che rimangono attualmente senza
risposta, salvo quella dataci dal presidente della regione Capodicasa e dal presidente dell'Assemblea regionale Cristaldi.
Ascoltate quindi cari deputati chi chiede il dialogo soprattutto se sono quelli che sono dovuti partire perché non hanno ottenuto le risposte che chiedevano.
Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania
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Bruxelles TRAPANI-BIRGI, una possibilità di sviluppo trascurata
La costruzione di un manufatto per l'attraversamento dello Stretto di Messina costituisce da tempo (troppo)
motivo di dibattito. La Fondazione "L' Altra Sicilia" ha contribuito alla discussione invitando al confronto
i fautori dell'opera ed i detrattori della stessa, sottolineando sempre una "sicilianità" che tende
esclusivamente al progresso e allo sviluppo dell'Isola e dei suoi abitanti. Oggi però la tematica del ponte
vive una contraddizione: quella delle infrastrutture, ancora oggi, in pieno 2000, inesistenti. La Fondazione ha sempre criticato il progetto
proprio per il pericolo di una realizzazione certamente suggestiva dal punto di vista estetico ma che, allo stadio attuale, sarebbe soltanto una
cattedrale in un deserto. Costruire un ponte e farci arrivare dal nord una ferrovia che viaggia ancora a scartamento ridotto (è
bastato qualche giorno di pioggia per causare smottamenti e isolare il sud per intere settimane), un'autostrada pericolosa e perennemente interrotta, e
dal sud strade ed autostrade inesistenti, ci sembra irrazionale e destinato al fallimento. La Fondazione non boccia l'idea di un ponte, invita
però alla riflessione e cerca di indicare alternative. Potenziare i porti e gli aeroporti esistenti, ad esempio, potrebbe costituire una effettiva possibilità
di sviluppo economico e sociale dell'Isola. Una seria politica strutturale, diretta a favorire il trasporto di merci deve certamente potenziare i porti esistenti,
in considerazione delle caratteristiche della regione, ma accanto ai porti, gli aeroporti costituiscono una sicura opportunità di progresso e incremento
economico. Però in questo campo cominciano le dolenti note. Tralasciando l'aeroporto dello Stretto (che sorge a
Reggio Calabria) e che presenta notevoli disagi per gli utilizzatori siciliani, un caso emblematico è rappresentato dall'aeroporto TRAPANI-BIRGI.
Celebrato da tutti come aeroporto di qualità, con caratteristiche strutturali e funzionali in linea con le esigenze di un futuro prossimo, TRAPANI-BIRGI -
aeroporto naturale, che non ha avuto bisogno degli esosissimi adattamenti impegnati per Malpensa, creato dal nulla, sulle tasche dei contribuenti - osteggiato
dal ministero e dall'Alitalia, non viene messo in condizione di funzionare. La Fondazione "L' Altra Sicilia" ritiene basilare il
potenziamento di Trapani Birgi per un piano di sviluppo di tutta l'Isola che presti attenzione ai voli in partenza e a destinazione della Sicilia occidentale.
La Fondazione denunzia il solito lasciar andare dalle autorità regionali e richiama la loro attenzione sulle esigenze della Sicilia (e dell'altra Sicilia)
chiedendo l'attuazione di una politica strutturale dei trasporti siciliani che passi in primo luogo dalla realizzazione di un centro intermodale che, già
esistente a TRAPANI-BIRGI, necessita oggi soltanto di attenzione e valorizzazione effettiva.
Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania
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IL BUCO NERO DELL'ULIVO
Quello smemorato di Romano Prodi, dopo aver promesso allora che avrebbe trasformato la Sicilia nella California italiana,
ora si presenta con un corposo programma di circa 400 pagine che espongono una logorrea prosaica tale e quale ad un contratto farraginoso che tanto dice, per non dire niente
e imbrogliare molto. Lui con gli altri due "rodomonti" (Frassino e Rutelli) sempre pronti a fare con voce grossa le pulci a Berlusconi, sono gli stessi di quel governo balbettante
che poi finì prematuramente, o meglio, per dirla nel nostro dialetto "a mala cumparsa". Uno dei primi atti del governo di centro-destra fu la denuncia di un buco finanziario
- cioè spese non coperte da entrate - lasciato in eredità dal governo Amato per complessivi 25 miliardi di vecchie lire. L'opposizione respinse le accuse senza però un serio e puntuale confronto sulla questione.
La "grande" stampa si limitò soltanto a descrivere il duello, i maitres à penser e i potenti editorialisti si defilarono, i maggiori economisti e i superbi commis di Stato stettero a guardare, e anche
la celeberrima Corte dei Conti non emise un sibilo. E poi dicono che Berlusconi esagera quando sostiene che siamo assediati dai "rossi", molti dei quali oggi in fase di sfrenato mutamento perché diventati
galantuomini con ville, barche e mutui miliardari concessi da banche compiacenti. Giuseppe Di Mauro La Ferla
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Canada Ripari o Cortesie?
Il mese scorso, mio marito ed io siamo stati premiati (con medaglietta d'argento) da parte della regione siciliana per gli anni passati in
emigrazione. Il gesto mi ha lasciato in bocca un sapore amaro. Mi sono sorti dei dubbi: è stato questo un gesto di scuse per gli anni che abbiamo trascorsi chiusi a chiave nel dimenticatoio straniero, oppure e`
stato un gesto di riconoscenza per aver fatto largo a tutti quelli che per tanti anni ci hanno snobbato soltanto perche` essendo emigrati eravamo finiti (secondo questi nostri fratelli siciliani e italiani)
in una classe di lunga molto inferiore alla loro?
Francesca Schembri dal Canada
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Bruxelles TORNERÀ A FIORIRE IL MANDORLO ?
Forse oggi Agrigento - la Girgenti di Pirandello, con la sua Valle dei Templi, uno dei luoghi più straordinari del Paese, centro tra i più
importanti della Magna Grecia, ma devastato dallo scempio edilizio che assedia un'area archeologica che tutto il mondo ci invidia - cercherà di mettere le toppe alla
ferita dell'abusivismo selvaggio che l'incuria e la connivenza mafiosa dei governanti, quasi irrimediabilmente, le hanno inferto.
E lo farà però grazie all'intervento del fondo per l'ambiente italiano, il FAI, che per 25 anni si è visto affidare l'area di Kolymbetra dalla Regione
siciliana, a palese dimostrazione delle difficoltà che incontrano le autorità regionali nel gestire direttamente il grosso patrimonio archeologico dell'Isola.
La Fondazione "L'altra Sicilia" ricorda a questo punto lo stato in cui versano I beni culturali dell'Isola, nel migliore dei casi, abbandonati all'incuria e al menefreghismo.
Un patrimonio, riconosciuto dall'Unesco di valore mondiale, versa in condizioni di abbandono, mentre, negli altri paesi europei - il piccolo Lussemburgo ad
esempio, riesce a magnificare qualche pezzo di muro di un castello fine 800 (il castello di Hesperange) che
diventa bene architettonico e viene sapientemente illuminato e valorizzato. Perle ai porci, se è vero che nell'area dei Templi -
profanata da 1054 case abusive (a proposito, chi ha concesso l'autorizzazione alle costruzioni? E a quando le demolizioni tante volte annunciate?) dai
pali di un vecchio telegrafo e dai binari di una ferrovia dismessa - rinascerà, grazie al FAI, il giardino di Kolymbetra.
Eugenio Preta e Francesco Paolo Catania
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Canada Comitato promotore Casinò di Taormina
Questo Comitato nasce spontaneamente senza alcuna colorazione politica dato
che è formato da Commercianti, Artigiani, liberi Professionisti e Pensionati senza alcun limite, sia esso di ideali o altre discriminazioni.
L' obiettivo è quello di sollecitare l'opinione pubblica siciliana e l'Italia tutta, affinché si mediti su quello che palesemente rappresenta, nei fatti
concreti, cioè un trattamento discriminante nei confronti di una Regione che pur essendo a Statuto speciale non può e non deve applicare in autonomia le
proprie funzioni. Discriminante perché altre regioni in Italia, vedi la Val D'Aosta, hanno da sempre utilizzato questo diritto con il beneplacido del governo centrale.
Salvatore Strazzeri
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